La crisi epidemiologica da Covid-19 ha messo in ginocchio l’intero comparto ittico nazionale, con le marinerie ferme a terra e il tracollo della domanda di pesce dovuto alle misure di chiusura totale di numerose attività produttive sul territorio nazionale. Il tutto, peraltro, è avvenuto in uno dei periodi più produttivi dell’anno.
La pandemia non ha fatto che aggravare un settore già in crisi profonda, anche per colpa della burocrazia.
Ogni anno, infatti, con criteri determinati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, viene stabilito un periodo di fermo biologico, noto anche come “fermo pesca” nel quale, per tutti gli operatori, l’attività di pesca è temporaneamente sospesa, salvo poi riprendere erogando degli appositi indennizzi a tutti gli operatori colpiti dalla misura. A quanto pare, però, numerosi operatori del settore ittico lamentano il mancato versamento relativi ai fermi relativi alle annualità 2018 e 2019.
Di qui la presentazione di una interrogazione a risposta scritta al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, da parte della deputata di Fratelli d’Italia, Maria Cristina Caretta.
Nell’atto di sindacato ispettivo la parlamentare fa notare che il versamento della liquidità relativa alle predette annualità costituisce un diritto acquisito da parte degli operatori del settore; al più, essendo le somme da erogare già iscritte a bilancio, devono solo essere versate: “oltre che essere un impegno che lo Stato si è assunto nei confronti degli operatori e al quale sta immancabilmente venendo meno, l’indennizzo costituisce ora più che mai una boccata di ossigeno e un’iniezione di liquidità in uno dei settori più colpiti dalla crisi epidemiologica da Covid-19”.
L’esponente del partito di Giorgia Meloni, richiamando fonti di stampa, denuncia che i ritardi nella erogazione della indennità sono dovute a lungaggini burocratico-amministrative da imputare alla direzione generale per la pesca dell’Unione europea, aggravate da ulteriori controlli in capo ad Agea.
Di qui l’interrogazione al ministro per sapere quali iniziative intenda predisporre per garantire l’erogazione delle indennità relative al fermo biologico per le annualità non evase e per alleggerire tutti quegli oneri burocratico-amministrativi che in modo strutturale vanno puntualmente a ritardare l’erogazione di contributi già iscritti a bilancio e, quindi, unicamente da erogare agli operatori del settore ittico.
La deputata chiede anche se l’esponente del Governo intende introdurre nuove misure a tutela degli operatori del settore ittico, le cui criticità, imputabili al blocco dovuto all’emergenza epidemiologica da Covid-19, sono state aggravate dalla mancata erogazione di una liquidità per essi tanto necessaria quanto garantita.