giovedì, 19 Settembre, 2024
Economia

Confcommercio: “Le spese obbligate si ‘mangiano’ il 41,8% dei consumi delle famiglie”

Nel 2024 le spese obbligate riguardano il 41,8% delle spese totali per singola famiglia. Questo è quanto si evince dall’ultima analisi di mercato condotta e pubblicata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Quest’anno, infatti, le spese pro capite per abitazione ammontano a 4830 euro, mentre quelle inerenti al settore energia, gas e carburanti raggiungono quota 1721 euro. Dal 1995 ad oggi i prezzi degli obbligati sono cresciuti più del doppio rispetto a quelli dei beni commerciabili. Per chi è meno affine ai tecnicismi, le spese obbligate sono tutte quelle voci di spesa che non possono essere eliminate da un’ideale lista di uscite nel budget familiare, e che vengono sostenute prima di ogni altra spesa perché danno accesso a beni e servizi essenziali per la sopravvivenza. Complici anche le attuali spinte inflazionistiche, la quota attuale delle spese obbligate ha visto un aumento di ben cinque punti rispetto a quasi tre decenni fa, non dando affatto segnali di un ritorno al periodo pre-Covid. Secondo quanto contenuto nell’analisi suddetta, su un totale di 21800 euro pro capite di consumi all’anno, oltre 9000 euro vengono usati per mera sussistenza, registrando un aumento di circa 348 euro rispetto al 2019, quando si iniziò a toccare la quota del 40%.

Crescita nettamente inferiore, invece, per l’indice dei prezzi dei beni commerciabili, che è rimasto su un ritmo sostenuto, garantendo un aumento che non raggiunge nemmeno la metà di quanto successo invece per le spese obbligate. Ciò sarebbe dovuto a problemi legati alla concorrenza tra le aziende (e dunque alla relativa offerta di beni e servizi) che appartengono all’aggregato dei consumi obbligati. E questo non cambia nonostante i forti cambiamenti demografici e sociali che hanno investito il nostro paese negli ultimi anni-famiglie più piccole, crescita dei metri quadrati di abitazione disponibili pro capite, invecchiamento in buona salute della popolazione anziana.

Il pensiero dell’Unc

Sul report si è espresso anche Massimiliano Dona, Presidente dell’Unc-Unione nazionale consumatori: “Per rilanciare i consumi delle famiglie, che rappresentano il 60% del Pil, urge ridare capacità di spesa ai ceti meno abbienti. Con un debito pubblico che sta raggiungendo i 3mila miliardi non possiamo pensare di ridurre il carico fiscale a tutti, ma dobbiamo concentrare le poche risorse disponibili sugli italiani che faticano ad arrivare a fine mese, sia per un fatto di equità, sia per una ragione economica, dato che il primo quintile della popolazione, ossia il 20% più povero, ha una propensione marginale al consumo che è doppia rispetto all’ultimo quintile, ossia al 20% della popolazione più benestante”. E infine conclude: “Serve una legge sulla concorrenza completamente rinnovata”. Nella pratica, secondo Confcommercio, una soluzione possibile ed efficace fin da subito sarebbe quella di accorpare le aliquote Irpef, riducendo così il carico fiscale che ne deriva.

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