venerdì, 20 Settembre, 2024
Economia

Confindustria: la Cina è un’opportunità, ma va riequilibrata la bilancia commerciale

Mercato strategico, ma le relazioni commerciali devono essere eque

Anche per le imprese italiane la Cina è insieme un’opportunità e un problema. In un recente incontro tenuto a Pechino dal titolo: “Italy investing in China: trends and perspective” organizzata da Confindustria e Camera di Commercio italiana in Cina (CCIC) sono state approfondite le dinamiche di mercato per aumentare l’interscambio, in particolare per potenziare l’export italiano così da riequilibrare la bilancia commerciale, e per favorire le collaborazioni industriali. Barbara Cimmino, vice presidente per l’Export e l’Attrazione degli investimenti di Confindustria sostiene che “servono relazioni mutualmente vantaggiose all’insegna della reciprocità per garantire uguali condizioni di accesso ai mercati, inclusa una più marcata convergenza degli standard e delle regolamentazioni tecniche, il cui divario comporta sensibili costi aggiuntivi soprattutto alle pmi. È anche per questo che le grandi aziende presenti in Cina possono svolgere il ruolo di business ambassador e di traino all’interno delle filiere, condividendo esperienze e network, l’accreditamento presso le autorità locali e altri elementi fondamentali per la lettura del mercato”.

Potenziale export di quasi 5 miliardi

Secondo il Centro Studi Confindustria il potenziale export che possiamo ancora colmare nel mercato cinese è di 2,4 miliardi di euro soltanto per i beni di consumo e 2 miliardi per quelli strumentali. Per gli imprenditori la Cina “continua a confermarsi strategica per l’export. Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di Commercio italiana in Cina dice che “il numero ed il valore crescente delle missioni istituzionali nel Paese promuovono in modo significativo le relazioni economiche tra Italia e Cina che contano su uno stock di investimenti diretti esteri italiani in Cina di oltre 15 miliardi di euro in base ai dati ISTAT, di cui oltre 1300 investimenti manifatturieri che contraddistinguono la maggioranza delle aziende presenti con 130.000 addetti e un fatturato di 33 miliardi di euro”.

Serve impegno delle istituzioni

Roberto Vavassori, presidente di Anfia (industria automobilistica) suggerisce interventi per “un riequilibrio tra gli investimenti diretti, sin qui effettuati da aziende italiane in Cina”, rispetto a quelli di aziende cinesi in Italia con un gap, in accordo con i dati forniti da ICE-Agenzia, di circa 5 miliardi di euro da colmare. Un dato che – secondo Vavassori – “lascia spazio alla presenza di almeno un costruttore di veicoli in Italia.” Assica (industria carni) sottolinea che, nonostante il mercato cinese sia chiuso all’importazione di prodotti a base di carne suina a causa della peste suina africana, crede fortemente nel paese in cui fino a 2 anni fa ha esportato 60 milioni di euro. “L’auspicio è che si possa presto riprendere la possibilità di esportare in base a protocolli sanitari condivisi tra Italia e Cina con l’impegno delle istituzioni dei due paesi.”

Tutela dei brevetti e reciprocità

Farmindustria, poi, evidenzia che la Cina è per l’Italia il secondo partner extra europeo dopo gli USA nella farmaceutica e sta spingendo moltissimo sugli investimenti nel settore, garantendo anche una maggiore tutela brevettuale. In Cina sono attive da diversi anni importanti aziende italiane, che possono ulteriormente crescere. Federmacchine rimarca comela Cina nel 2023 è risultata il quarto mercato di sbocco con quasi 2 miliardi di euro di acquisti di macchinari e per questo vi sono “grandi opportunità” di mercato, nonostante un lieve calo dell’export italiano del comparto verso la Cina e di alcune politiche che non facilitano gli scambi. Infine il Sistema Moda Italia si dicefavorevole al “free trade” nel commercio internazionale in quanto pilastro della competitività, ma sottolineal’importanza per il tessile abbigliamento di relazioni commerciali eque e vantaggiose per i produttori italiani, nel rispetto del “level playing field” e delle regole di sicurezza, tracciabilità e qualità dei prodotti importati, specialmente quelli e-commerce, così come definite dagli standard europei.

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