giovedì, 19 Settembre, 2024
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Sale la tensione nel Kursk. Putin: “Entro ottobre via gli ucraini dalla regione”

Ucraina. Zelensky: “Le minacce di Mosca sono un bluff”

“L’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk è una diretta conseguenza delle azioni illegali di Putin contro l’Ucraina”. A dirlo è il portavoce della Commissione europea per gli affari esteri Peter Stano, parlando della situazione in Ucraina. Di parere opposto il Presidente Putin, per il quale le truppe russe vinceranno, denunciando la presenza sul territorio nazionale di contractors statunitensi.

La situazione nel Kursk

Proprio Putin ha dato istruzioni alle sue forze di espellere le truppe ucraine dalla regione di Kursk entro il 1° ottobre, ma ha ordinato di mantenere la presenza nelle principali aree del Donbass, in Ucraina orientale. In particolare, ha richiesto che le forze russe restino nelle città di Pokrovsk e Toretsk, nella regione di Donetsk.
Contemporaneamente, sul fronte ucraino, il Presidente Zelensky ha risposto alle parole del Cremlino, affermando che l’invasione ucraina della regione russa di Kursk dimostra che le minacce di ritorsione del Cremlino sono un bluff e ha spinto gli alleati di Kiev a considerare l’allentamento delle restrizioni sull’uso delle armi contro obiettivi in territorio russo, affermando che questa operazione “è stato il più grande investimento nel processo di liberazione degli ucraini prigionieri in Russia”. “Il confine russo di fronte alla nostra regione di Sumy – ha proseguito – è stato in gran parte liberato dalla presenza dell’esercito russo, raggiungendo così uno degli obiettivi tattici della nostra operazione”. Nel frattempo, stando a quanto riferito dal Ministero della Difesa russo, alcuni elicotteri avrebbero abbattuto dei mezzi corazzati di Kyev al confine con la regione.

La difesa nel Donetsk

Nel suo discorso quotidiano, poi, Zelensky ha riferito che il comandante Syrsky ha fornito un aggiornamento sulla situazione al fronte e sulla difesa nelle aree di Pokrovsk e Toretsk, descrivendo la situazione come difficile ma sottolineando l’impegno delle forze ucraine nel combattere l’occupante. Syrsky ha anche aggiornato sulla situazione a Kursk, dove gli obiettivi definiti stanno per essere raggiunti, e ha evidenziato la priorità della ricostituzione del “fondo di scambio” di prigionieri di guerra per l’Ucraina. Zelensky ha aggiunto che oggi è stato discusso il lavoro con i partner riguardo alla difesa aerea e ai nuovi sistemi in arrivo per l’Ucraina, e che si stanno preparando rinforzi.
Fonti russe, invece, ha annunciato di aver conquistato la città di New York, situata nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale, descritta come un’importante base logistica per le truppe ucraine. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che il gruppo Centro ha liberato Novgorodskoye (New York in russo), uno dei principali centri dell’area metropolitana di Toretsk e un punto strategico cruciale.

Nuovi fondi

Il Premier ucraino Denis Shmigal, intanto, ha annunciato un ulteriore stanziamento di 24 miliardi di grivnie (525 milioni di euro) per l’acquisto di droni destinati alle forze armate ucraine. Shmigal ha sottolineato l’importanza dell’innovazione e degli approcci asimmetrici nella guerra contro la Russia, considerandoli fondamentali per la stabilità e la vittoria futura dell’Ucraina. Durante una riunione di governo, ha elogiato i progressi nella produzione e nell’uso dei droni, evidenziando che l’Ucraina ne ha già acquistati più di un milione per scopi bellici e di sicurezza. I droni sono diventati cruciali per le operazioni di attacco e difesa delle forze armate di Kiev, motivo per cui il Presidente Volodymyr Zelensky ha istituito il 6 febbraio una divisione interna all’esercito dedicata ai droni, l’Usf (Unmanned Systems Forces), sotto la guida del Colonnello Vadym Sukharevsky. Shmigal ha concluso affermando che l’Ucraina è il primo Paese al mondo a completare il proprio addestramento in questo ambito, sottolineando che la guerra moderna richiede un potente esercito di droni che operi in modo efficiente e coordinato con altre forze.

La vicinanza di Praga

Supporto in arrivo anche dalla Repubblica Ceca, che destinerà parte degli interessi generati dai beni congelati della banca centrale russa nell’Unione Europea per l’acquisto di munizioni di grosso calibro per l’Ucraina, secondo quanto annunciato dal Ministero della Difesa ceco. A giugno, i governi dell’UE avevano deciso di usare 1,4 miliardi di euro derivanti dagli interessi sugli asset russi congelati per acquistare armi e sostenere altri aspetti dell’assistenza all’Ucraina. Il Ministero della Difesa ceco ha confermato che una parte di questi fondi sarà impiegata per comprare munizioni di artiglieria per l’Ucraina.

Ripristino del gasdotto

Intanto, dopo il fine settimana, il transito del gas russo verso l’Europa attraverso il gasdotto che passa per Sudzha è tornato ai normali livelli di oltre 42 milioni di metri cubi al giorno. Questo gasdotto attraversa l’Ucraina, che continua a ricevere pagamenti da Mosca per i diritti di transito, prima di arrivare in Slovacchia, dove si dirama verso la Repubblica Ceca e l’Austria. I principali acquirenti sono Slovacchia, Austria e Ungheria.
Nel maggio 2022, Kiev aveva interrotto l’accesso attraverso un’altra stazione di transito, Sokhranovka, con una capacità di 30 milioni di metri cubi al giorno, citando cause di forza maggiore. Recentemente, secondo un rappresentante di Gazprom, Kiev ha respinto la richiesta russa di riattivare questo accesso.

Vietata la Chiesa ortodossa russa

Tra le ritorsioni di Kiev, c’è l’adozione di una legge che bandisce la Chiesa ortodossa russa dal territorio ucraino. Zelensky ha celebrato la legge su Telegram, definendola un passo importante per la “nostra indipendenza spirituale”, in risposta al sostegno dei vescovi ortodossi russi alla guerra iniziata da Vladimir Putin nel 2022. Il Patriarcato di Mosca ha denunciato il provvedimento come un “atto illegale”, e in Russia le reazioni di rabbia si sono intensificate. La portavoce diplomatica russa, Maria Zakharova, ha condannato il divieto, accusandolo di voler “distruggere l’Ortodossia canonica e genuina” per sostituirla con una “falsa Chiesa”.

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