Di fronte all’emergenza della pandemia a gran voce tutti avevano auspicato uno spirito di unità nazionale forte. Qualcuno si era spinto perfino a ipotizzare un governissimo con tutti dentro. Buoni propositi e teneri sentimenti che si scontrano con la dura realtà di una politica che non dà prova di maturità. Così, alla vigilia della più importante battaglia che l’Italia sta conducendo in Europa, per far passare una linea di condivisione dei debiti necessari per la ripresa economica, lo spettacolo che offriamo è quello di avere due maggioranze e due opposizioni.
Esiste la maggioranza ufficiale formata da M5 stelle, Pd, Iv e Leu, ed esiste l’opposizione del centro destra nei suoi tre pilastri Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ma sul tema cruciale dell’accesso ai crediti che l’Europa mette a disposizione e su come gestire la battaglia sugli Eurobond, si formano schieramenti completamente diversi. La pietra dello scandalo è il MES che per molti è diventata una parola impronunciabile
Come è noto, l’Eurogruppo nella sua ultima riunione ha raggiunto un accordo in base al quale il MES, sulla base delle esistenti linee di credito precauzionali denominate ECCL, opportunamente adeguate all’emergenza sanitaria, può concedere prestiti fino al 2% del PIL ad ogni Paese.
L’unica condizione richiesta è che gli Stati che chiederanno questi prestiti si impegnino ad usarli per sostenere il finanziamento diretto e indiretto di spese sanitarie, di cura e prevenzione, collegate al COVID 19, fino a quando l’emergenza non sarà finita. Si tratta per l’Italia di circa 37 miliardi che potrebbero essere resi disponibili in due settimane.
Il Presidente del Consiglio Conte ha sempre dichiarato che l’Italia punta agli Eurobond e che ritiene il MES uno strumento del passato. Finora la maggioranza sembrava unita intorno a questa linea. Nonostante queste dichiarazioni di Conte, la destra di Salvini e Meloni ha attaccato il governo accusandolo di aver fatto una sorta di patto del diavolo a Bruxellles per attivare il famigerato MES. Accuse che Conte ha rispedito
duramente ai mittenti.
Il Pd, dopo una incertezza iniziale e fin troppo prolungata, ha optato per una linea diversa, più flessibile, che punta ad incamerare i 37 miliardi del MES senza rinunciare ad altre forme di condivisione del debito, quali Eurobond, oppure il fondo proposto dalla Francia che non parla di Eurobond ma nella sostanza richiede una partecipazione di tutti gli Stati europei, anche i riluttanti del Nord, allo sforzo per finanziare la ripresa.
Anche questa volta il Pd stava per farsi scavalcare da Renzi, ma si è mosso appena in tempo, anche a costo di sconfessare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e di qualche suo autorevole membro del Governo.
Con una mossa senza precedenti, ma in coerenza con una linea prudente scelta da in questa emergenza, anche Berlusconi si è pronunciato a favore del prestito del MES, ricordando che l’uso di questi fondi consentirebbe alla Banca Centrale Europea di attivare le Outright Monetary Transactions (OMT) che sono la vera arma decisiva-mai utilizzata- dalla Banca per comprare senza alcun limite prefissato i titoli di Stato italiani. Una vera manna dal cielo per l’Italia.
Sul fronte del No pregiudiziale al MES è rimasto il M5 stelle con posizioni interne che rasentano la demonizzazione di questo Istituto e che vanno a braccetto proprio con i proclami antieuropei di Salvini e Meloni che vedono trappole inesistenti e l’ombra della Troika.
Risultato finale? La maggioranza e l’opposizione si sono spaccate su un tema cruciale creando, di fatto, due schieramenti che, tradotti in seggi parlamentari vedrebbero – in caso di voto – una maggioranza M5 Stelle-Lega-Fratelli d’Italia, contrapposta ad una minoranza formata da Pd, Iv, Leu e Forza Italia.
Un vero pasticcio. In tutto questo balletto di posizioni il presidente del Consiglio in vista della difficile trattativa finale nel prossimo Consiglio europeo deve individuare una linea che non sconfessi quanto finora da lui sostenuto ma che tenga anche conto della nuova posizione del Pd. Non sarà facile per Conte districarsi in questo labirinto anche perché avendo dichiarato No al MES e si agli Eurobond, se poi non porta a casa gli Eurobond e dice no al MES torna a casa con un pugno di mosche e con le inevitabili dimissioni del Governo.
Una via d’uscita potrebbe consistere nel sostituire i proclami con la sana diplomazia. Facendo sponda con la Francia l’Italia potrebbe insistere sul Piano proposto da Parigi, smettendo per ora di parlare di MES. Conte deve cercare comunque un dialogo diretto anche con la Germania senza chiudersi dietro nessuna porta.
L’Italia ha bisogno anche dei 37 miliardi del MES per rafforzare il Servizio sanitario nazionale
senza gravare sul bilancio dello Stato e liberando così risorse da seminare allo sviluppo.
Se Conte avrà il coraggio di rettificare la sua rotta, potrà isolare Salvini e Meloni, indebolire l’opposizione di centro destra e trovarsi in posizione di maggior forza. Ma tocca a lui ora convincere i 5 Stelle.
Su questo passaggio Conte si gioca tutto.