Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha incontrato la squadra negoziale per i colloqui su un accordo di tregua e scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi con Hamas. L’incontro si è tenuto nel quartier generale dell’esercito. L’incontro era per specificare il mandato ai negoziatori che partecipano, da oggi, ai colloqui promossi da Usa, Qatar e Egitto, a Doha e al Cairo. Nella squadra israeliana si sono aggiunti Ronen Bar, il capo dello Shin Bet e l’inviato dell’esercito (Idf) per gli ostaggi, Nitzan Alon. Hamas, però, ha ribadito che non parteciperà al nuovo round di colloqui e ha annunciato di aver stretto un patto con la Jihad islamica: “La decisione della resistenza è unificata e non ci impegneremo in negoziati che permettano a Netanyahu di guadagnare tempo”, si legge in un comunicato dove si sottolinea di “non avere altra scelta che combattere di fronte all’intransigenza sionista”. I miliziani palestinesi dichiarano di attenersi a quanto concordato il 2 luglio, facendo riferimento a una bozza che si basa sui principi enunciati a maggio dal presidente statunitense Joe Biden.
Crisi economica
In Israele si esasperano gli scontri politici: il leader dell’opposizione Yair Lapid, ha attaccato sia il primo ministro che il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich a seguito dell’abbassamento del rating da parte dell’agenzia internazionale Fitch. Lapid, al contrario di quanto sostiene il governo, ritiene che il declassamento non sia dovuto alla guerra, ma “già lo scorso luglio, mesi prima della guerra, le società di rating avevano emesso previsioni negative per l’economia israeliana, affermando che se la sconsiderata cattiva gestione dell’economia fosse proseguita, il rating sarebbe stato abbassato”. “In un crollo economico, ci sarà anche un rischio per la sicurezza”, ha detto il capo dell’opposizione: “L’economia israeliana è l’elemento che paga le spese per la sicurezza. Una crisi economica porterà al fatto che, nel momento peggiore, non avremo modo di finanziare le nostre esigenze di sicurezza”. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, intanto, ha annunciato l’approvazione di un piano per la costruzione di un nuovo insediamento su terreni patrimonio dell’Unesco nella Cisgiordania occupata da Israele. Smotrich, egli stesso colono e responsabile degli Affari Civili presso il Ministero della Difesa, ha annunciato su X che il suo ufficio ha “completato il suo lavoro e pubblicato un piano per il nuovo insediamento, Nahal Heletz a Gush Etzion”, un blocco di insediamenti a sud di Gerusalemme.
Guerra sul campo
Quanto alla guerra sul campo e alle minacce dall’Iran, l’Idf ha chiesto agli abitanti dell’Alta Galilea di rimanere vicini ai rifugi. Nel frattempo il comune di Kiriat Shmona ha comunicato che due razzi lanciati dal Libano sono caduti nella cittadina. Si sono verificati danni, ma non si segnalano feriti. “La guerra psicologica del nemico in ambito militare mira a instillare paura. Esagerare le capacità dei nemici fa parte della guerra psicologica contro l’Iran”: lo ha detto la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, in un incontro con i membri del Congresso nazionale dei martiri della provincia di Kohgiluyeh e Boyer-Ahmad. Stando a quanto riportato dall’emittente Press tv, Khamenei ha quindi “invitato a fare affidamento sulle capacità interne, evitando di esagerare il potere dei nemici”. Mentre gli Stati Uniti hanno approvato la vendita di 20 miliardi di dollari in aerei da combattimento e altri equipaggiamenti militari a Israele. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha approvato la vendita di jet F-15 e relativi equipaggiamenti per un valore di quasi 19 miliardi di dollari, insieme con proiettili per carri armati per un valore di 774 milioni di dollari, munizioni esplosive per mortaio per un valore di oltre 60 milioni di dollari e veicoli militari per un valore di 583 milioni di dollari.
La storia dei piccoli gemelli
Infine un episodio dei tanti che accadono ogni giorno nell’inferno fratricida nella Striscia di Gaza. Un uomo palestinese, Mohamed Abuel-Qomasan, ha perso i suoi due gemelli appena nati e la moglie nel bombardamento della loro casa a Gaza, mentre si recava a prendere i certificati di nascita dei due neonati. La donna, Joumana Arafa, era una farmacista e aveva partorito nel fine settimana scorsa, un maschio di nome Asser e una femmina, Ayssel. Martedì il padre era andato a registrare i due bambini in un ufficio governativo locale quando i vicini lo hanno chiamato al telefono per dirgli che la casa in cui si era rifugiato, vicino a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, era stata bombardata. Nell’attacco è morta anche la nonna materna. L’Idf ha comunicato di non avere informazioni sulla vicenda.
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