giovedì, 14 Novembre, 2024
Economia

Blue economy: 1 impresa su 2 è al Sud, ma Roma è al top per l’imprenditoria del mare

Lʼanalisi del Centro Studi Tagliacarne: settore in crescita

Roma si conferma la capitale dell’imprenditoria del mare, con ben 29.806 aziende operanti nei settori della Blue Economy. È un primato importante, che colloca la città eterna al vertice di un settore in crescita, seguito da vicino da Napoli, con 22.943 imprese, e da Venezia, che occupa la terza posizione con 9.426 aziende. Il Lazio, con i suoi 34.851 insediamenti, guida la classifica regionale delle imprese ʼbluʼ, sorpassando la Campania (32.741 imprese) e la Sicilia (28.807 imprese). A livello nazionale, il comparto della Blue Economy conta un totale di 227.975 imprese nel 2023, confermando l’Italia come uno dei paesi leader nel settore marittimo e costiero. Di queste imprese, quasi la metà è localizzata nel Mezzogiorno, e il 48,4% è impegnato principalmente nel settore dell’alloggio e della ristorazione, settori strettamente legati al turismo marittimo.

L’economia del mare si è dimostrata una vera e propria locomotiva per la crescita economica del paese, evidenziando una capacità di resistenza e di espansione anche in un periodo di difficoltà economica generale. Tra il 2019 e il 2023, infatti, il numero delle imprese blu è aumentato di oltre il 4%, un dato in controtendenza rispetto al calo complessivo del 2,2% del tessuto imprenditoriale nazionale nello stesso periodo.

Donne e imprese

Il Rapporto dell’Economia del Mare, elaborato dal Centro Studi Tagliacarne in collaborazione con Unioncamere, Ossermare, Informare, la Camera di Commercio di Frosinone Latina e il Blue Forum Italia Network, rivela inoltre come la crescita sia stata particolarmente rilevante per le imprese guidate da donne (+7,5%) e per quelle operanti nel settore turistico (+8,9%). Questi dati non solo sottolineano l’importanza strategica dell’economia del mare per il rilancio economico del Paese, ma accendono anche un faro su unʼintera filiera che comprende una vasta gamma di attività, dalla pesca al turismo e ai servizi ricreativi connessi, dalla logistica e i trasporti marini, alla nautica e cantieristica, fino alle attività di ricerca e formazione e alle estrazioni marine.

“La Blue economy delle imprese disegna una sorta di Italia capovolta in termini di sviluppo, con un Mezzogiorno che inverte la tradizionale immagine di area a minore crescita e presenza imprenditoriale, pur continuando a segnare ritardi dal punto di vista della produttività complessiva di quasi il 15% rispetto al dato medio del Paese”. È quanto ha evidenziato Gaetano Fausto Esposito, Direttore generale del Centro Studi Tagliacarne secondo cui “se le imprese meridionali esprimessero la stessa produttività e capacità di collegamento con gli altri settori produttivi dimostrata da quelle settentrionali il valore aggiunto dell’economia del mare crescerebbe al Sud di circa 15 miliardi di euro”. Inoltre, ha aggiunto Esposito, “soprattutto nelle province del Mezzogiorno, l’esistenza di un fitto tessuto imprenditoriale blu genera a sua volta ulteriore crescita, al punto che in ben 24 realtà meridionali dove il peso delle imprese blu sull’economia locale appare superiore alla media nazionale, tra il 2019 e il 2023 si rileva anche un aumento del numerosità di queste aziende più alto del dato nazionale”.

Al Sud più imprese del mare

Il 49% delle imprese della Blue economy risiede nel Meridione, ma genera meno di un terzo del valore aggiunto prodotto dall’intera economia del mare. Un segno che al Sud le imprese del mare sono meno produttive rispetto a quelle del resto del Paese. A pesare, in particolare, è la differente specializzazione produttiva, che nel Mezzogiorno è più elevata nel turismo dove la produttività appare complessivamente più bassa di altri settori “blu”, come la cantieristica e la logistica.

Poco meno della metà del “Sistema mare” nazionale è rappresentato da imprese operanti nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione che ammontano a 110.387 unità. Seguono per numerosità, le attività sportive e ricreative (34.246 imprese) e la filiera ittica (32.199 imprese), con un peso che si attesta, rispettivamente, al 15,0% ed al 14,1%. Supera il 12% il contributo della filiera cantieristica (28.171 imprese).

Un sistema giovane

La Blue economy mostra di sapere attrarre più giovani rispetto ad altri comparti dell’economia, specialmente al Mezzogiorno: le imprese under 35 con 20.589 unità rappresentano il 9% del Sistema mare, contro l’8,5% del tessuto imprenditoriale complessivo. È Napoli la culla della imprenditoria blu under 35 con 2.701 imprese, seguita al secondo posto da Roma (2.388) – che da sole concentrano circa un quarto del totale delle imprese giovanili del mare del Paese – e al terzo da Salerno (1.034). Nel complesso sono del Meridione ben sette province delle prime dieci della classifica provinciale delle imprese blu guidate da giovani con Palermo (805), Bari (576), Lecce (523), Trapani (497), Catania (495) che si aggiungono alle già citate Napoli e Salerno.

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