Il settore dell’autotrasporto in Italia sta affrontando una crisi senza precedenti. Si stima che manchino all’appello almeno 22mila camionisti, una carenza che minaccia di paralizzare la logistica e l’economia del Paese. Il problema, però, non si ferma ai confini nazionali. Anche in tutta Europa, trovare autisti di Tir è diventata un’impresa ardua, con conseguenze potenzialmente gravi per l’intero continente. Questa carenza è il risultato di un insieme di fattori che hanno reso la professione di camionista sempre meno attraente. Lo stress, l’impegno fisico richiesto e gli orari di lavoro lunghi e imprevedibili sono solo alcune delle ragioni che spingono molti a scegliere altre carriere. A complicare ulteriormente la situazione, vi è il costo elevato per ottenere la Carta di qualificazione del conducente, necessaria per guidare un Tir. Questo onere economico, che può raggiungere migliaia di euro, scoraggia in particolare i giovani, già poco attratti da un mestiere considerato faticoso e poco remunerativo.
Nonostante alcune aziende abbiano iniziato a coprire i costi della Cqc per facilitare le assunzioni, la difficoltà nel reperire nuovi autisti persiste. Secondo lʼUfficio studi della Cgia, il calo nel numero di camionisti è destinato a peggiorare, mettendo in serio pericolo il futuro del settore.
Un Ferragosto senza tir
Il calo del traffico di Tir sulle strade italiane durante le settimane di Ferragosto, dovuto alle chiusure estive delle fabbriche e dei negozi, non è un fenomeno nuovo. Ma quest’anno, con il numero di aziende di autotrasporto in diminuzione e un settore in piena riorganizzazione, il futuro appare incerto. Se la tendenza attuale persisterà, nei prossimi anni potremmo assistere a una crisi profonda dovuta alla mancanza di personale qualificato. Le preoccupazioni già si fanno sentire nel trasporto pubblico locale, dove la carenza di autisti sta causando una riduzione dell’offerta di servizi di bus, tram e metro, con disagi significativi per pendolari e turisti. Se la situazione non migliorerà, anche il settore dell’autotrasporto potrebbe subire un collasso, incapace di soddisfare le richieste di trasporto merci.
Di fronte a questo scenario, si stanno esplorando diverse soluzioni, tra cui l’incremento dell’assunzione di autisti stranieri, il ricorso ai vettori internazionali e, in un futuro non troppo lontano, l’introduzione di veicoli a guida autonoma. Però queste ipotesi si scontrano con una realtà inevitabile: la denatalità sta riducendo la forza lavoro disponibile, e i suoi effetti si faranno sentire anche nel settore dell’autotrasporto.
Un decennio di declino
Negli ultimi cinque anni, il numero di titolari della Cqc è diminuito di quasi 410mila unità, un calo del 35% rispetto al 2019. Se le giovani leve sotto i 25 anni mostrano un timido aumento, le fasce dʼetà tra i 30 e i 54 anni hanno subito un vero e proprio crollo. Si tratta di un dato particolarmente preoccupante se si considera che oltre il 50% degli attuali camionisti ha più di 50 anni e che, entro un decennio, molti di loro andranno in pensione.
Oltre alla carenza di autisti, il settore dell’autotrasporto in Italia ha visto una drastica riduzione del numero di aziende. Negli ultimi dieci anni, il numero di imprese è sceso di 21.248 unità, con le regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Lazio tra le più colpite. La concorrenza dei vettori stranieri, le crisi economiche e un crescente numero di acquisizioni e fusioni hanno contribuito a questo declino, lasciando il settore con meno imprese, ma di dimensioni più grandi e più produttive.