L’uomo più ricercato dagli israeliani, Yahya Sinwar è stato proclamato capo politico di Hamas. È lui il successore di Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran in un appartamento riservato alle personalità politiche e sotto tutela dei pasdaran. Un omicidio eccellente che ha innescato i piani di vendetta di Teheran. Ieri a sorpresa la scelta. “Il movimento di resistenza islamica Hamas annuncia la nomina del leader Yahya Sinwar a capo dell’ufficio politico del movimento”, annuncia Hamas, “un forte messaggio di resistenza. Un messaggio forte all’occupante che Hamas sta continuando sulla via della resistenza”.
Chi comanda dentro Hamas
La nomina di Yahya Sinwar ha stravolto le previsioni di molti analisti. Con l’uscita di scena di Ismail Haniyeh il nuovo leader avrà “le mani libere” per decidere da solo come continuare a combattere contro Israele, gestire i colloqui per la tregua e il rilascio degli ostaggi. Secondo le fonti israeliane Sinwar si cela ancora dentro i tunnel di Gaza. “Con la morte di Haniyeh, ora Yahya Sinwar”, evidenzia Michael Milshtein, analista esperto di questioni di Medio Oriente, “è l’uomo che veramente comanda nella Striscia. Lui disprezzava Haniyeh perchè era tra quelli in giacca e cravatta, senza esperienza militare, che non hanno sofferto in prigione come lui e non capiscono che la visione è la jihad, non i progetti politici”.
Le reazioni alla scelta
“Sta al capo di Hamas Sinwar decidere sulla tregua a Gaza”. Ha ieri commentato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, “L’Iran e Israele devono evitare l’escalation del conflitto”. “Non tollereremo attacchi contro le truppe Usa in Medio Oriente”, ha aggiunto il capo del Pentagono, Lloyd Austin.
“La nomina dell’ultraterrorista Yahya Sinwar a nuovo leader di Hamas”, puntualizza il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, “al posto di Ismail Haniyeh, è un’ulteriore valida ragione per eliminarlo rapidamente e cancellare questa vile organizzazione dalla faccia della terra”.
Teheran prende tempo
Sul fronte tesissimo tra Iran e Israele si attende la rappresaglia di Teheran contro Tel Aviv. Il regime degli ayatollah ha già comunicato agli ambasciatori stranieri la sua intenzione di colpire lo Stato ebraico ed ha iniziato la manovre preparatorie, spostando i lanciamissili, ma allo stesso tempo sembra aver preso ancora tempo, come suggerisce la convocazione per oggi di una riunione con i Paesi arabi.
Iran, Hezbollah e Houthi
Il conflitto prevede la partecipazione degli Hezbollah, libanesi e gli Houthi nello Yemen che assicurano sostegno all’Iran promettendo un attacco contro Israele. Il leader degli li Hezbollah, Nasrallah ieri ha rilanciato le minacce. “Hezbollah risponderà, l’Iran risponderà, lo Yemen risponderà e il nemico attende, osserva e valuta ogni reazione. La cosa principale è che ci siano determinazione e capacità”. La risposta dello Stato ebraico non si è fatta attendere con sorvolo dei caccia israeliani su Beirut, a bassa quota, come atto di sfida.
L’attesa e le armi
In Iran, oltre ai proclami dei leader politici, si sono attivati anche i militari per preparare la vendetta per la morte del capo di Hamas. Gli americani hanno visto spostare postazioni di lancio razzi e registrato esercitazioni dal fine settimana.
Inoltre il capo delle forze aeree dell’esercito iraniano Ali Reza Sabahifard ha annunciato l’apertura di “un centro di avanguardia per la guerra elettronica nell’est del Paese”.
L’arsenale iraniano può contare anche sull’arrivo dalla Russia di apparecchiature avanzate di difesa aerea e radar, munizioni e missili balistici Iskander, che hanno fatto danni alle infrastrutture ucraine.