Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974 il treno Italicus, mentre transitava presso San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, fu (purtroppo) protagonista di un grave atto terroristico di tipo dinamitardo: alla fine si conteranno 12 morti. È considerato uno dei più gravi attentati verificatisi negli anni di piombo, commesso da gruppi neofascisti e di estrema Destra come anche la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Per la strage dell’Italicus, come per le altre stragi, furono incriminati come esecutori diversi esponenti del neofascismo italiano, ma l’iter processuale si è concluso con l’assoluzione degli imputati.
Attacco alla convivenza civile
Un fatto di cronaca nera che ieri il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto ricordare, esattamente 50 anni dopo, rinnovando i sentimenti di vicinanza e condivisione della Repubblica ai familiari delle vittime e ai tanti feriti: “Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana di cui la strage dell’Italicus è parte significativa”, le sue parole, “emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili”. Per Mattarella la società italiana e le istituzioni seppero respingere “quell’attacco alla convivenza civile” grazie alla forza e alla coesione dell’unità della comunità nazionale,”fondata sui principi della nostra Costituzione”. Un evento, per il Presidente, che faceva parte di una strategia terroristica che mirava a mirava a destabilizzare la Repubblica, seminando morte e dolore: “Era un convoglio diretto in Germania, affollato di viaggiatori, molti dei quali migranti che tornavano al lavoro”. Ha ricordato il ferroviere Silver Sirotti, medaglia d’oro al valor civile per il suo eroismo perché perse la vita salvandone molte altre: “La sua generosità, unita a un grande coraggio, costituisce una testimonianza imperitura di quei valori di umanità e solidarietà, che gli assassini e i loro complici volevano sradicare”.
Ferita aperta
La strage dell’Italicus è stata ricordata dalle più alte cariche dello Stato, a partire dal Presidente della Camera Ignazio La Russa: “A distanza di cinquant’anni da questo attentato di matrice neofascista – come stabilito dalla Corte di Cassazione – rinnoviamo il nostro dolore e ci stringiamo alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti per una ferita che resta ancora aperta”, ha vergato sul proprio profilo Facebook. Ha affidato invece il proprio pensiero a una nota il Presidente della Camera Lorenzo Fontana: “Onorarne la memoria significa tenere accesi i fari del ricordo e continuare a percorrere con determinazione la strada della verità e della giustizia”, ha detto, definendo quanto accaduto come un “vile attentato terroristico che ha insanguinato la storia del Paese”. “C’è un diritto alla verità che appartiene anzitutto ai familiari delle vittime, e appartiene anche a tutte le italiane e gli italiani. Per questo continueremo a insistere che si faccia piena luce su tutte le pagine più oscure della storia repubblicana” il pensiero della Segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Il Presidente di Noi moderati Maurizio Lupi ha parlato di una “terribile tragedia di matrice neofascista che resta una ferita ancora aperta nella nostra memoria collettiva”. “Ricordare è un elemento essenziale per delineare i profili dell’identità della nostra comunità nazionale, fondata sui valori che gli assassini volevano scardinare” il commento di Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato.
Critiche a Mollicone
Polemiche, e non poche, per le parole del deputato di Fratelli d’Italia ed ex missino Federico Mollicone (rilasciate al quotidiano ‘La stampa’) secondo il quale “le sentenze su Bologna sono un teorema politico per colpire la destra”, mettendo quindi nel mirino i giudici “che vogliono riscrivere la storia”. In soldoni, ha contestato le sentenze e la ricostruzione sulla matrice fascista anche di quell’attentato. Dichiarazioni queste che hanno provocato una reazione immediata e furiosa delle opposizioni. Diversi esponenti del Partito democratico hanno chiesto al Premier Giorgia Meloni di prendere le distanze dalle affermazioni del suo compagno di partito. Il Presidente ed Europarlamentare Stefano Bonaccini ha criticato aspramente Mollicone, dichiarando che le sue parole sono di una gravità inaudita: “A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni”. Si è appellato al Primo Ministro anche il Senatore del M5S Marco Croatti: “Speriamo vivamente che prenda le distanze da tali posizioni in modo chiaro e deciso nelle prossime ore, le parole di Mollicone si rifanno a teorie cospirazioniste e negazioniste di stampo neofascista, diffuse da tempo in alcuni ambienti della destra estrema, che offendono la memoria storica dell’Italia e le vittime degli attacchi terroristici”. Dario Parrini, senatore del Pd, si è chiesto se Meloni condivide le teorie di Mollicone: “Se così fosse, saremmo di fronte a un problema politico enorme. Noi ci auguriamo che non le condivida affatto, e che ne prenda le distanze con chiarezza e con durezza già nelle prossime ore”.Sulla stessa lunghezza d’onda il Capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga, che chiede un intervento non solo del Premier, da anche del Ministro della Giustizia Nordio: “Condannare certe espressioni è il minimo che ci possiamo aspettare da chi governa il Paese”.