Il potere d’acquisto è in ripresa, i consumi no”. Lapidaria sintesi della Confesercenti che osserva i dati Istat sulle vendite al dettaglio di giugno che confermano lo stallo della spesa delle famiglie, in calo sia in valore sia in volume. “Un segnale”, con la Confederazione, “che desta preoccupazione, in un quadro caratterizzato invece da un reddito disponibile in recupero, da un’occupazione che continua a registrare andamenti positivi e da una dinamica inflattiva in netto ridimensionamento”.
I settori in crisi
“Il ritorno in territorio negativo delle vendite in valore è determinato dal comparto non alimentare, con l’alimentare che registra invece solo uno +0,1%, mentre i volumi di vendita diminuiscono per entrambe le voci”, analizza la Confesercenti.
Nel no-food, inoltre, prosegue la Confederazione “le vendite diminuiscono per quasi la totalità dei comparti, con forti contrazioni in particolare nelle Calzature, articoli in cuoio e da viaggi (-5.1%) i Mobili, articoli tessili e arredamento (-5%) e per gli Elettrodomestici, radio tv e registratori (-3.6%).
Un vero e proprio enigma: a fronte di un aumento del reddito disponibile del 3,5% fra il primo e secondo trimestre 2024, solo in minima parte eroso dall’inflazione (0,2 punti), la spesa delle famiglie è aumentata appena dello 0,5%. Questo significa che della crescita di 9,1 miliardi del potere d’acquisto, solo 1,6 miliardi sono stati effettivamente destinata a nuovi consumi”.
Le ipotesi
Uno stallo che desta allarme, “probabilmente dovuto alla ripresa del risparmio”, ipotizza la Confesercenti, “da parte degli italiani ma anche causato dall’incertezza sul futuro generata dalle tensioni internazionali. Infine, la politica ancora troppo restrittiva della Bce gioca la sua parte: il governo deve premere per un allentamento, o la domanda interna resterà paralizzata”.