venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

Da case a mini-hotel, è boom di imprese della ricettività diffusa (+147% dal 2014) e degli affitti brevi

L'analisi di Confesercenti

Negli ultimi dieci anni il settore della ricettività diffusa ha registrato una crescita straordinaria, trasformando il panorama imprenditoriale e urbano italiano. Tra il 2014 e il 2024, le imprese attive come case vacanze, affittacamere e bed and breakfast sono aumentate del 146%, raggiungendo le 34.975 unità. Questo boom sta ridefinendo non solo il comparto ricettivo, ma anche le nostre città e paesi. La diffusione di piattaforme come Airbnb ha facilitato l’ingresso dei proprietari di immobili nel mercato dell’affitto breve, permettendo a un numero crescente di persone di vedere nelle locazioni turistiche un’opportunità di reddito aggiuntivo.

A confermarlo sono i dati di Confesercenti, basati su informazioni camerali e sull’analisi dei principali portali di locazione turistica. Ad agosto, solo su Airbnb, sono disponibili oltre 700mila sistemazioni, di cui l’85% sono appartamenti riconvertiti all’ospitalità turistica e per lo più gestiti direttamente dai proprietari.
Il fenomeno della ricettività diffusa è particolarmente pronunciato nelle grandi città.

Nei comuni con oltre 250mila abitanti, le imprese del settore sono aumentate del 204%, passando da 2.823 a 8.579 in dieci anni. Un incremento simile si registra nei comuni con una popolazione tra 50 e 250mila residenti (+196%) e nelle località intermedie tra 15 e 50mila abitanti (+182%). Anche le piccole località non sono immuni a questo trend: nelle aree con una popolazione tra 5 e 15mila abitanti, le case vacanze, gli affitti brevi e i B&B sono cresciuti del 136%, mentre nei micro-comuni con meno di 5mila residenti l’aumento è stato dell’80%.

La metamorfosi dei centri urbani

Le attività di ricettività diffusa rappresentano la tipologia di impresa turistica con la crescita più significativa negli ultimi dieci anni, in netto contrasto con il declino delle imprese di vicinato che offrono servizi essenziali. Dal 2014, infatti, è scomparso il 12% di bar, negozi alimentari, di abbigliamento e altre attività commerciali di base, mentre gli acquisti online continuano a crescere: nel 2024, si prevede un aumento del 13% delle vendite eCommerce, con oltre 734 milioni di spedizioni ai clienti, in media quasi 84mila consegne di pacchi all’ora. “Complessivamente, una tripla metamorfosi per i nostri centri urbani: gli appartamenti diventano attività ricettive, i negozi e i servizi essenziali spariscono e il commercio si dematerializza”, commenta Confesercenti. “Un fenomeno che va monitorato con attenzione: la deregolamentazione di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia ha già portato a gravi squilibri, favorendo le non-imprese e svuotando molte località di residenti, sostituendoli con turisti”.

Impatti

Questa trasformazione sta rendendo meno sostenibili le imprese del commercio di vicinato, già in difficoltà per la concorrenza delle grandi catene e delle piattaforme di eCommerce, che grazie alla loro struttura multinazionale pagano proporzionalmente meno tasse. “Così si rischia di trasformare non solo le nostre località turistiche e i centri storici delle città d’arte in gusci vuoti, privi di servizi per chi vi abita tutto l’anno, ma anche di desertificare le località minori”, avverte Confesercenti. “In queste aree sta diventando difficile persino trovare ATM e Bancomat attivi per ritirare denaro”.

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