“Il costo degli energetici in Italia rischia di limitare le prospettive di crescita”. È il timore della Confesercenti che vede nel rialzo dell’inflazione un segnale che qualcosa non va. “Le tensioni sui beni energetici spingono sull’inflazione: il dato diffuso da Istat sui prezzi di luglio, in crescita di 5 decimali, conferma la necessità di monitorare con attenzione la dinamica dei prezzi degli energetici, vista la forte sensibilità e dipendenza della nostra economia dai mercati esterni”.
Energia e spinta all’inflazione
La componente energetica ha svolto, infatti, in Italia un ruolo maggiore nel guidare le oscillazioni dei prezzi, “soprattutto”, osserva la Confederazione “perché le politiche di contrasto al caro-energia in alcuni Paesi si sono concretizzate in misure volte appunto a stabilizzare i prezzi, mentre in Italia l’approccio prevalente è stato quello di fornire sostegni mirati a favore di famiglie ed imprese per fronteggiare il caro bollette”.
La situazione italiana
Da questa scelta per la Confesercenti deriva la situazione italiana che oggi deve fare i conti con il riaccendersi della spirale dei costi. “Dal punto di vista dell’inflazione al consumo, ne deriva che il contributo dell’energia all’inflazione italiana è maggiore nella fase di crescita”, evidenzia la Confederazione, “soprattutto con l’eliminazione delle agevolazioni sugli oneri cosiddetti impropri, introdotte subito dopo l’esplosione del conflitto russo-ucraino”.
Crescita limitata
Il costo degli energetici in Italia, calcola la Confesercenti rischia dunque di limitare le prospettive di crescita: il prezzo all’ingrosso (PUN) dell’energia elettrica a luglio è aumentato a 108 €/MWh (dai 102 del mese precedente), circa il doppio del livello registrato a gennaio 2021 (tra 55 e 60€/MWh).
Il costo doppio del gas
Mentre il prezzo all’ingrosso del gas (PSV) è invece salito a 0,37 € al metro cubo, anche in questo caso quasi il doppio dello 0,2 euro a metro cubo di gennaio 2021. E le prospettive tendono ancora all’aumento: i futures sui prezzi energetici stimano che il mercato nel 2024 e nel 2025 si assesterà sui 108 €/MWh, un livello comunque sempre doppio rispetto alla fase precedente dell’esplosione della crisi energetica.
No allarmismi ma verifiche
“L’inflazione acquisita è all’1%, dunque non si tratta di fare allarmismi”, fa presente la Confederazione, “, in una fase in cui rientrano anche le tensioni sui beni alimentari ma il quadro complessivo resta ancora incerto, complice la difficile situazione internazionale. Tra gli obiettivi fondamentali in questa delicata fase per l’economia resta il consolidamento del recupero del potere d’acquisto delle famiglie, perduto dopo due anni di impennata dell’inflazione, e dunque la ripresa dei consumi: in questa direzione va anche il nostro auspicio@, conclude la Confesercenti, “verso un più significato sostegno da parte della BCE, con un più veloce ritmo di riduzione dei tassi di interesse”.