La Casa Bianca si è detta “fiduciosa” che una guerra più ampia tra Israele e Hezbollah possa essere evitata nonostante un mortale attacco missilistico nelle alture del Golan annesse che ha ucciso 12 bambini. Il Segretario di Stato, Antony Blinken ha chiamato il Presidente di Israele, Herzog, confermando la vicinanza degli Stati Uniti, ma chiedendo di evitare l’escalation. “Nessuno vuole una guerra più ampia e sono fiducioso che saremo in grado di evitare un simile risultato”, ha ribadito anche il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, secondo il quale non ci sono dubbi sul fatto che “le alture del Golan sono parte di Israele”. Intanto un gruppo di politici israeliani di estrema destra si è unito ad attivisti ultranazionalisti per protestare contro l’arresto di nove soldati, fermati con l’accusa di gravi abusi su un detenuto palestinese rinchiuso nella base di Sde Teiman, nel sud di Israele.
Decine di persone, tra cui il ministro del Patrimonio Amichay Eliyahu di Otzma Yehudit e il deputato di Sionismo Religioso Zvi Sukkot, hanno fatto irruzione nella struttura, divenuto il centro di reclusione per i sospetti terroristi palestinesi arrestati in Israele, nei Territori e a Gaza dopo il massacro del 7 ottobre. Gli agenti di polizia sono arrivati sul posto e hanno sgomberato i manifestanti. Non è chiaro quanti abbiano preso parte all’irruzione e se qualcuno sia stato arrestato. “Anche in caso di rabbia, le leggi vincolano tutti: non irrompere nelle basi dell’Idf e non violare le leggi dello Stato di Israele”, ha scritto il ministro della Difesa Yoav Gallant. “Sono pieno di rispetto per i soldati che svolgono il compito complesso e importante di imprigionare i terroristi di Hamas, terroristi vili con i quali faremo i conti ed esauriremo la legge nel modo più severo”, ha aggiunto, ma ha anche precisato che “l’Idf continuerà ad agire in conformità con la legge”.
Contestato Netanyahu
Il leader Netanyahu ha dichiarato che “lo stato di Israele non vuole e non può passare sotto silenzio quello che è accaduto. La nostra risposta arriverà e sarà dura”. Lo ha detto mentre era in visita a Majdal Shams, dove sono stati uccisi 12 adolescenti da un razzo lanciato dal Libano. Ma non sono mancante proteste contro Netanyahu e secondo il quotidiano Haaretz, circa 200 abitanti hanno contestato il Primo ministro: “Vattene” e “assassino” hanno gridato. “Ora si ricorda del Golan”, hanno urlato. Mentre Hamas ritiene che “Netanyahu è ritornato alla strategia della procrastinazione, del ritardo e della fuga dal raggiungimento di un accordo”. Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha annunciato per il 3 agosto una “giornata nazionale e internazionale a sostegno di Gaza e dei prigionieri” palestinesi. Haniyeh invoca una “partecipazione di massa” a marce e manifestazioni per chiedere la fine della guerra nella Striscia di Gaza e la fine dei presunti abusi sui detenuti palestinesi, definiti “eroici”.
Preoccupazione per i soldati italiani
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha avuto colloqui telefonici con i ministri degli Esteri israeliano e libanese. “In due lunghe telefonate ho sentito il ministro degli esteri del Libano e il ministro esteri di Israele. Siamo preoccupati per l’inizio di un’escalation nell’area. Ho ribadito a entrambi i ministri l’impegno dell’Italia per una de-escalation” ha detto Tajani. “Venga applicata – ha aggiunto – la risoluzione per la creazione di una zona blu per evitare una ripresa delle ostilità sospese. Noi lavoriamo per la pace, e ci auguriamo che un rafforzamento delle forze armate libanesi possa contenere Hezbollah”. Intanto sale il livello di attenzione sui militari italiani schierati per garantire la pace. Anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha confermato che la missione italiana continua, ma si preparano contemporaneamente le procedure per un’eventuale evacuazione del contingente. Secondo gli ultimi dati disponibili la forza dell’Unifil dispone di 10.031 peacekeeper provenienti da 49 Paesi diversi. L’Italia ha la seconda maggior presenza, in termini di truppe, con 1.200 peacekeeper presenti nel Sud del Libano.