Non è stata di certo una bella notizia quella arrivata direttamente dal Consiglio dell’Unione europea che ha in pratica confermato di aver messo ‘sotto osservazione’ l’Italia, da ieri ufficialmente sotto procedura per deficit eccessivo. E dunque secondo Bruxelles avrebbe violato le regole di bilancio stabilite dal Patto di Stabilità e Crescita, il quale impone limiti al deficit pubblico e al debito pubblico per garantire la stabilità economica e finanziaria all’interno della stessa Ue. Nelle stesse situazioni del nostro Paese, anche Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia e Romania. Insomma, si è in buona compagnia.
Strumento fondamentale
La procedura per deficit eccessivo è uno strumento fondamentale dell’Ue per garantire che i Paesi membri mantengano la disciplina di bilancio. Secondo le regole stabilite nei trattati, le nazioni devono mantenere il deficit pubblico al di sotto del 3% del loro Pil e il debito pubblico sotto il 60% del Prodotto interno lordo: sono parametri che mirano a prevenire l’accumulo di debiti insostenibili e a garantire la stabilità economica a lungo termine. È da questo punto di vista, l’Italia ha nettamente superato la soglia di questo fatidico 3%, attestandosi a un deficit pari al 7,4%.
Se si verifica un disavanzo eccessivo in uno Stato membro, l’obiettivo della procedura per il disavanzo eccessivo è di sollecitarne la correzione sottoponendo gli Stati membri a un controllo più rigoroso e fornendo loro raccomandazioni affinché adottino misure efficaci per correggere il disavanzo. Ora il governo italiano dovrà presentare entro la fine dell’estate un piano pluriennale (dai 4 ai 7 anni) di risanamento dei conti pubblici: obiettivo, seguendo una ‘traiettoria tecnica’, riportare il debito e il deficit a livelli sostenibili. I piani pluriennali dovranno indicare i percorsi di spesa, le riforme e gli investimenti prioritari che i governi intendono realizzare. Una volta ricevuti i piani, la Commissione Europea specificherà l’entità dell’aggiustamento annuo necessario per rientrare nei parametri stabiliti.
Il ddl Concorrenza
Intanto ieri c’era grande attesa per il Consiglio dei Ministri in merito al disegno di legge annuale per il Mercato e la Concorrenza che è stato alla fine approvato. Il provvedimento si inserisce a pieno titolo nel quadro delle misure e degli interventi di attuazione del Pnrr e si compone di tre parti: misure in materia di concessioni autostradali; misure in materia di rilevazione dei prezzi e usi commerciali, settore assicurativo, trasporto e commercio e misure in materia di start up. Tra l’altro, nel testo vengono definite le procedure di aggiudicazione delle concessioni autostradali, l’iter procedurale per la stipula delle convenzioni, la tariffazione e la gestione dei pedaggi e la pianificazione e programmazione degli investimenti autostradali. Vengono inoltre introdotte disposizioni sul trasporto pubblico non di linea e in materia di dehors.
La nota del Mit
Gli obiettivi della riforma delle concessioni autostradali, secondo una nota diramata dal Mit, in coerenza con la milestone Pnrr sono, in pratica, un’effettiva concorrenzialità tra gli operatori del settore; controllo dei pedaggi per evitare rincari sregolati (il cosiddetto pedaggio-pazzo); promozione degli investimenti; sostenibilità economica delle concessioni autostradali; potenziamento dei controlli da parte dello Stato sulla gestione delle concessioni. Il modello proposto prevede, per le concessioni che scadranno a partire dal 2025, un sistema di regolazione fondato sull’applicazione di un nuovo modello tariffario, già sperimentato in quattro concessioni, che prevede di distinguere la tariffa in tre componenti: la componente tariffaria e di gestione (di competenza del concessionario); la componente tariffaria di costruzione (di competenza del concessionario); la componente tariffaria per oneri integrativi (di competenza dell’ente concedente, il cosiddetto extragettito), finalizzata al recupero dei finanziamenti pubblici concessi per la realizzazione del sistema infrastrutturale a pedaggio.I proventi derivanti dal cosiddetto extragettito saranno utilizzati per realizzare gli investimenti autostradali, compresa la messa in sicurezza della viabilità locale di adduzione, senza incrementare i pedaggi. “Per la prima volta una parte dei pedagginon entrerà nelle casse di grandi gruppi di concessionari – anche internazionali – ma allo Stato. L’obiettivo è realizzare opere pubbliche e tenere sotto controllo i pedaggi”, le parole del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.