domenica, 17 Novembre, 2024
Società

Crowdstrike, il venerdì nero dell’Occidente. Da Roma a New York pericolosamente fragili

Il crollo informatico non ha toccato Cina e Russia. Se il caos fosse stato innescato in ambito militare saremmo scivolati in un incubo senza ritorno

Il venerdì nero dell’Occidente provocato dall’aggiornamento del software di sicurezza Crowdstrike con “la schermata blu della morte”, è un fatto grave per la complessità e la vastità dell’evento negativo.
In queste ore gli esperti raccontano che il danno è in via di risoluzione, ma non è detto, dal momento che serviranno giorni per tornare alla “normalità”.
Resta tuttavia difficile archiviare il ”crollo” come se fosse un evento qualsiasi – l’amministratore delegato di Crowdstrike, George Kurtz, si è scusato per il caos – nei fatti, tuttavia, si è assistito ad una catastrofe virtuale che era ad un passo da una reale. L’aggiornamento del software ha mandato al tappeto milioni di utenti di Microsoft Windows, – dalle compagnie aeree e ferroviarie a banche, Borse e ospedali -, lo scenario con le immagini eloquenti rimbalzate in tutti i media sono state quelle di una Europa e Stati Uniti affondati a braccetto in un black out di comunicazioni e servizi. Anche quelli più sensibili e blindati come il sistema di controllo degli aeroporti e degli aerei in volo, delle banche, degli ospedali. Per citare solo tre settori.

In Cina e Russia no danni

La prima domanda, rimasta sottaciuta e nell’aria, riguarda l’ampiezza dell’evento. Il crollo informatico – che viene descritto planetario – ha investito solo l’Occidente o anche l’Oriente, ossia Russia, Cina, India? Sembrerebbe di no, e nel caso della Cina così come della Russia sono certezze. Si sottolinea, infatti, che gli aeroporti di Pechino Capitale e di Pechino Daxing – che sono strutture enormi con milioni di passeggeri – non hanno subito danni o ritardi, ed hanno continuato a operare regolarmente per tutta la giornata, come ripetutamente sottolineato dalle emittenti televisive di Stato. Tutto normale quindi a Pechino e Mosca, e non è un fatto da poco. Ieri le agenzie stampa riferivano i commenti apparsi sui social cinesi con un motivo conduttore: “Questa è la tragedia di non avere un proprio sistema”.
Il problema è stato evidenziato ieri da Pierluigi Paganini, esperto e docente di cybersecurity della Luiss: “Cina e Russia non hanno sofferto il down informatico, sono tecno-sovrane. Dovremmo fare così anche noi”. Ed ha aggiunto: “L’evoluzione tecnologica nazionale arranca e non premia chi realmente innova”. “Oggi la maggior parte delle aziende italiane preferisce fatturare vendendo soluzioni e servizi gestiti di multinazionali straniere”.

Ci scopriamo fragili

Tornando al venerdì nero, inoltre, la prima domanda che tutti da Roma a New York si sono posti:
è un attacco hacker? La risposta è che non ci sono stati pirati informatici. La causa del crollo è stata la combinazione di due guasti tecnici. Il primo riguarda Microsoft Azure, il servizio cloud della multinazionale del software americana. Ma una volta individuato il problema, questo basta per dormire sonni tranquilli? Pare proprio di no. I massimi esperti del settore osservano che si è vissuta una situazione: “molto, molto imbarazzante della fragilità dell’infrastruttura Internet di base del mondo intero”. In più il dg dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, osserva: “Purtroppo il rischio zero non esiste ed in una società interconnessa ed interdipendente come quella in cui viviamo può esserci un effetto domino”.

Ma l’IA ci aiuterà?

Pur volendo porre la massima fiducia verso sistemi tecnologici sempre più innovativi, dobbiamo chiederci cosa ci riserva il prossimo futuro. Un solo interrogativo: l’intelligenza artificiale in uno scenario come quello vissuto venerdì ci avrebbe dato un aiuto, scongiurando l’episodio o addirittura le cose per gli uomini si sarebbero complicate. In altri versi fino a che punto siamo padroni e responsabili delle tecnologie che mettiamo in campo, posto che il software di sicurezza Crowdstrike doveva, servire proprio a prevenire e bloccare le incursioni informatiche?

Il Terminator da battere

C’è da temere uno scenario dispotico come nella saga dei film Terminator con l’attore robot Arnold Schwarzenegger, che mostra un una rete globale di difesa di intelligenza artificiale che raggiungendo l’autocoscienza si ribellerà all’intera umanità e scatenando un olocausto nucleare? Tornando alla nostra dimensione, c’è da riflettere seriamente perché il “Crash” è caduto su infrastrutture civili, ma se fosse avvenuto in quelle militari, con il dispiegamento di missili atomici, saremmo ancora il giorno dopo a parlarne? Interrogarci oggi può essere utile per non trovarci un giorno di fronte ad unica risposta, e non avere più tempo per porvi un rimedio.

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