Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant durante alcune riunioni a porte chiuse ha dichiarato che se non si raggiungerà un accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco nelle prossime due settimane, il destino dei rapiti sarà “segnato”: lo ha riferito Ynet affermando che per Gallant le condizioni per un accordo con Hamas sono maturate, ma che il premier Benyamin Netanyahu stia ostacolando i progressi per non perdere il sostegno dei ministri di estrema destra della coalizione. Secondo quanto riferisce Ynet, il team negoziale riteneva che un accordo avrebbe potuto essere firmato anche una settimana fa ma che le nuove condizioni annunciate da Netanyahu stanno minacciando i negoziati. Times of Israel riferisce che i capi dell’esercito, dello Shin Bet e del Mossad ritengono improbabile il raggiungimento di un accordo che soddisfi le richieste di Netanyahu, secondo cui israele deve rimanere al confine tra Gaza ed Egitto e ispezionare fisicamente chiunque rientri nel nord di Gaza. Tutti e tre avrebbero detto a Netanyahu che non c’è alcun impedimento di sicurezza ad approvare un accordo che non includa queste richieste
Netanyahu: Hamas sotto pressione
“Hamas è davvero sotto pressione perché stiamo eliminando i suoi comandanti, migliaia dei suoi terroristi, perché siamo entrati a Rafah” e nel Corridoio di Filadelfia e “la stiamo tenendo per la gola”. Così il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, intervenendo alla Knesset, difendendo il suo operato durante il dibattito delle ’40 firme’ che può essere convocato dalle opposizioni e a cui il primo ministro è obbligato a partecipare. Lo riporta The Times of Israel. “Siamo determinati a vincere la guerra e a restituire tutti i nostri ostaggi. La chiave è pressione, pressione e ancora pressione. La pressione di cui parlo dovrebbe essere rivolta contro” il leader di Hamas Yahya “Sinwar – ha affermato – quella su di me non aiuterà”. Netanyahu ha ricordato di aver subito “enormi pressioni in patria e dall’estero” ma nonostante questo “Israele è “sulla strada per la vittoria assoluta”. “Stiamo per eliminare questo governo neonazista a Gaza, per eliminare le capacità militari e governative di Hamas e stiamo progredendo passo dopo passo – ha insistito il premier israeliano – Ci è stato detto che Hamas non accetterà di rilasciare gli ostaggi senza che prima accettiamo di porre fine alla guerra. All’improvviso accetta. Più insistiamo nella pressione, più rinuncerà. E questo è l’unico modo per liberare gli ostaggi”.
La sfida degli ultra-ortodossi
Scontri tra la polizia e manifestanti ultra-ortodossi che hanno bloccato una strada nella città di Bnei Brak, a est di Tel Aviv, per protestare contro la coscrizione militare, poche ore dopo che l’esercito israeliano ha annunciato che fra pochi giorni inizierà a emettere avvisi di leva per gli uomini della comunità religiosa ebraica.
Al-Jazeera, nuovi raid salgono le vittime
Sale ad almeno 38.794 morti e 89.364 feriti il bilancio nella Striscia di Gaza dall’avvio delle operazioni militari israeliane in risposta all’attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele. È quanto denuncia il nuovo bollettino diffuso dal ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. Stando alle notizie che arrivano da Gaza, riporta la tv satellitare al-Jazeera, solo in 24 ore nell’enclave palestinese sono morte 81 persone.
7 ottobre no a Commissioni inchiesta
Il premier Benyamin Netanyahu ha respinto le richieste per la formazione di una commissione nazionale di inchiesta sul fallimento che ha portato al 7 ottobre sostenendo che “prima occorre battere Hamas”. Parlando alla Knesset il premier ha quindi difeso la sua gestione della guerra nella Striscia sostenendo che Israele si “sta muovendo verso il raggiungimento degli obiettivi della guerra”. “Li stiamo raggiugendo – ha spiegato – attraverso una combinazione di pressione militare e politica e Hamas sta sentendo questa pressione”.
L’intervento del premier è stato attaccato dall’opposizione. Il centrista Yair Lapid gli ha detto che “se non intende dire davanti al congresso degli stati uniti che è d’accordo con l’accordo sugli ostaggi, allora dovrebbe annullare la visita. “Se hai intenzione di blaterare con parole vuote, non andare. Non metterci di nuovo in imbarazzo. Non andare a parlare nell’aria condizionata di Washington – ha aggiunto – mentre gli ostaggi stanno soffocando a morte nei tunnel di Gaza”.
Nasrallah: pronti a colpire
Il leader degli Hezbollah libanese, Hassan Nasrallah, è tornato ad ammonire Israele che i combattenti libanesi alleati dell’ Iran sono pronti a colpire altre città israeliane, oltre gli obiettivi già presi di mira nel corso di questi mesi di guerra in Alta Galilea, se lo stato ebraico “continua a colpire civili” in Libano. Le affermazioni di Nasrallah, riportate dal sito della Tv al Manar del movimento armato libanese, giungono dopo che nelle ultime ore fonti mediche libanesi hanno confermato l’uccisione ieri di cinque civili siriani nel sud del Libano, tra cui due bambini, in raid aerei israeliani. “Se il nemico continua a colpire civili come ha fatto in questi ultimi giorni, allora ciò ci spingerà a prendere di mira località che finora non avevamo colpito”, ha detto Nasrallah durante la celebrazione annuale dell’Ashura, una delle ricorrenze più importanti del calendario islamico sciita. Sono più di 100 i civili uccisi in libano da attacchi israeliani da quando è scoppiato il nuovo round di guerra tra Hezbollah e Israele, all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Il nostro fronte non si fermerà finchè l’aggressione contro la striscia di Gaza continuerà”, ha ribadito Nasrallah, che da mesi insiste nel dire che il suo partito armato porrà fine agli attacchi contro Israele solo in caso di cessate il fuoco nel territorio palestinese