domenica, 8 Settembre, 2024
Società

Ucraina, Meloni frena Salvini: “La difesa aerea protegge i civili”

Tensione nella maggioranza dopo il Vertice della Nato. Intanto il Premier apre al bis della von der Leyen in tema Ue: “Valuteremo e decideremo”

“Soddisfatta”. Ecco come si è definita Giorgia Meloni al termine del Vertice Nato che ha visto i 32 Paesi membri confrontarsi a Washington sui temi più importanti del momento. A partire chiaramente dall’aggressione russa all’Ucraina passando alla composizione del prossimo Parlamento europeo dopo le elezioni di un mese fa. Ma per il Presidente del Consiglio è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sulla politica interna dell’Italia, mandando anche qualche frecciatina al leader della Lega Matteo Salvini sul tema dei missili messi a disposizione di Kiev, una cosa che al Carroccio non va proprio giù.

In primis il Premier, intrattenendosi con la stampa prima del rientro in Italia, ha rivolto un plauso ai provvedimenti presi nel corso del summit dell’Alleanza atlantica: alla vigilia aveva parlato della necessità di dare risposte concrete e “fermo restando che la Nato non è in guerra con la Russia, devo dire che risposte sono state date, a partire dalle importanti decisioni prese a favore dell’Ucraina” che sarà sostenuta con aiuti militari, economici e di addestramento “per tutto il tempo necessario”. E proprio su questo tema il Primo Ministro si è detto fiero del contributo che l’Italia ha fornito a Kiev (in collaborazione con gli altri Paesi della Nato) con l’invio di sistemi per la difesa antiaerea dell’Ucraina: “Noi facciamo un lavoro di difesa, che è quello principale perché difende la popolazione civile senza il rischio di una escalation”. E ha quindi confermato che il governo vuole mantenete l’impegno di arrivare a una spesa per la difesa pari al due per cento del Pil, “compatibilmente con le nostre possibilità”.

La stoccata al vice premier

Non è mancata quindi una stoccata a Salvini, che in merito alla decisione presa dall’Alleanza di un nuovo invio di armi all’Ucraina si era detto del tutto critico: “Dipende anche da cosa si invia. Perché se non avessimo mandato i sistemi di difesa anti-aerea, che io sono fiera di aver mandato, non è che i missili verso l’Ucraina non sarebbero partiti. Semplicemente avrebbero colpito più gente”, le parole di Meloni che ha quindi ricordato che la posizione italiana è chiarissima in tutto il mondo e dopotutto segue quanto è scritto nel programma della maggioranza, e cioè che avremmo sostenuto l’Ucraina e ogni iniziativa di pace”. In soldoni, la Lega non può far finta di cadere dal pero.

Chi invece ha ringraziato l’esecutivo italiano è stato proprio Volodymyr Zelensky che in quel di Washington si è intrattenuto proprio con Meloni: “Sono grato che le capacità di difesa e la ricostruzione dell’Ucraina siano state fissate come priorità per la presidenza italiana del G7 quest’anno”, le parole proferite dal Presidente ucraino al Primo Ministro.

Il fianco Sud

Meloni ha poi detto ai giornalisti della richiesta italiana agli alleati di una maggiore attenzione al fianco Sud, con un occhio particolare all’Africa: “Siamo stati ascoltati, è una nostra battaglia perché non possiamo essere lasciati soli. La Nato ha preso atto della situazione prendendo un pacchetto di misure e con l’indicazione di nominare un inviato speciale; noi ci siamo e presenteremo una candidatura”. Il Primo Ministro ha parlato anche dell’incontro avuto con il numero uno statunitense Joe Biden: “L’ho trovato bene, mi ha fatto un’ottima impressione. Ha organizzato un ottimo vertice”.

Il futuro dell’Ue

Il Premier, come anticipato, ha parlato anche del prossimo futuro dell’Europa non escludendo di appoggiare Ursula von der Leyen per il secondo mandato alla guida dell’Ue: “Come Primo Ministro, l’unico obiettivo è di portare a casa per l’Italia il massimo risultato possibile. Vogliamo che ci venga riconosciuto il giusto peso e tutta la maggioranza sta lavorando a questo. Come Presidente di Ecr (il Partito dei conservatori e dei riformisti europei, ndr), von derLeyen ci incontrerà e, a valle di quello che lei dirà, valuteremo con le altre delegazioni e decideremo cosa fare”.

Meloni non ha neanche escluso una forma di collaborazione con il nuovo gruppo di Patrioti di Marine Le Pen e Orban che si da poco formato al Parlamento europeo: “Nel gruppo c’è anche Matteo Salvini e c’è Vox che stava in Ecr fino a poco tempo fa. La partecipazione e la composizione dei gruppi europei non ostacola assolutamente che ci siano ottimi rapporti e che ci siano forme di cooperazione, come dimostra il caso tutto italiano dove mi preme ricordare che i tre partiti che compongono la maggioranza, pur stando insieme praticamente da 30 anni, sono sempre stati in gruppi europei diversi. Ci sono materie su cui siamo meno vicini e altre in cui ci sono più convergenze, ma io sono una persona che ama parlare e certi schematismi non mi appartengono e non li condivido”.

La rabbia di Mosca e la telefonata con gli Usa

Chi invece si è schierata apertamente contro le decisioni della Nato pro-Kiev è stata Mosca tramite il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che si è espresso senza mezzi termini: “Permettere alle forze armate ucraine di utilizzare armi fornite dall’Occidente per attaccarci è una pericolosa escalation”. Una dichiarazione che nasce dopo che alcuni leader dell’Alleanza si sono detti favorevoli alla revoca dei limiti posti sull’uso delle armi contro le posizioni usate dai russi per attaccare l’Ucraina. Nel mirino anche i missili americani a lunga gittata messi a disposizione di Kiev: “Siamo determinati a rispondere. Il Vertice della Nato è stato vergognoso enon ha fatto altro che aggravare la tensione” le parole del Viceministro degli esteri russo Sergey Ryabkov.

E ieri c’è da registrare una telefonata intercorsa tra il Ministro della Difesa russo Andrei Belousov e il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin: i due hanno parlato di come prevenire minacce alla sicurezza e ridurre il rischio di una possibile escalation di violenza. Di certo infine non può far dormire sonni tranquilli la decisione di Putin di aumentare la pressione fiscale (rivolta ai più ricchi) per un valore totale di 27,5 miliardi di euro: fondi da destinare a finanziare l’attacco all’Ucraina.

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