venerdì, 24 Gennaio, 2025
Attualità

L’allarme del Papa: “La democrazia non è in buona salute in tante nazioni”

Bergoglio a Trieste per la ‘Settimana sociale dei cattolici’: “Preoccupato per la disaffezione politica della gente”

“La democrazia non è in buona salute in tante nazioni. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. Parole dure quelle pronunciate ieri dal Papa al Centro Congressi di Trieste, nel corso dell’ultimo giorno della ‘Settimana sociale dei cattolici’(giunta alla 50esima edizione) dedicata proprio al tema della democrazia, alla presenza tra gli altri del Cardinale Matteo Zuppi. In merito a questo tema, Francesco ha voluto richiamare una riflessione del Beato Giuseppe Toniolo, che definiva la democrazia come “quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori”.

Il discorso del Pontefice, in pratica, è stato un appello a non restare indifferenti di fronte alle ingiustizie e alle disuguaglianze e un grido contro la corruzione e l’illegalità che affliggono le istituzioni democratiche, queste ultime paragonate a un cuore “infartuato”.

Cultura dello scarto

Nel suo discorso, il Santo Padre ha richiamato l’attenzione sulla “cultura dello scarto”, un concetto che ha spesso evocato nei suoi interventi. Una cultura, ha aggiunto, “che disegna una città” dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne e i giovani. “Il potere diventa autoreferenziale”, ha quindi spiegato, definendo questa autoreferenzialità come una “malattia brutta”, che rende l’autorità incapace di ascolto e di servizio alle persone.

Rievocando le parole di Aldo Moro, il Vescovo di Roma ha poi ricordato che “uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”.

Bergoglio ha anche espresso preoccupazione per l’astensionismo alle urne, visto come un segnale allarmante di disaffezione politica: “La parola stessa ‘democrazia’ non coincide semplicemente con il voto del popolo; esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare”. Una partecipazione, secondo Francesco, che non si improvvisa, ma si impara fin da ragazzi e deve essere “allenata” anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche.

In una prospettiva più ampia, il Pontefice ha ribadito l’importanza del contributo che il cristianesimo può offrire allo sviluppo culturale e sociale europeo. Ha richiamato il discorso fatto anni fa al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, dove ha sottolineato la necessità di promuovere un dialogo fecondo tra religione e società: “Illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.

La sferzata ai cattolici

Non è mancata poi quella che può essere considerata come una sferzata alla comunità cattolica, esortata dal Santo Padre a non accontentarsi di una fede marginale o privata. “Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”, richiamando quindi alla necessità di un impegno attivo e visibile nella società. Insomma, un richiamo affinché tutti i cattolici abbiano qualcosa da dire non per difendere privilegi, ma per essere una voce che denuncia e propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce: “Questo è l’amore politico che non si accontenta di curare gli effetti, ma cerca di affrontare le cause”.

Appello ai giovani

Nel corso del suo intervento il Papa ha anche esortato a formare i giovani per prepararli a partecipare attivamente alla vita politica e sociale. “Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani?” ha chiesto il Papa, rimarcando l’importanza di educare le nuove generazioni al senso critico e alla partecipazione civica.

Come oramai da sua consuetudine, Francesco alla fine del suo discorso ha esortato i fedeli a non dimenticare i conflitti che affliggono numerose regioni del mondo: “Rinnoviamo il nostro impegno a pregare e operare per la pace: per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, per il Sudan, il Myanmar e ogni popolo che soffre per la guerra”, la sua chiosa.

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