Il riformista Masoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Iran, sconfiggendo il conservatore Saeed Jalili. Pezeshkian si è impegnato a migliorare le relazioni con l’Occidente e a rivedere la legge sul velo obbligatorio. Tuttavia, i suoi obiettivi saranno ostacolati da un governo ancora in gran parte rigido, dalla guerra tra Israele e Hamas e dalle preoccupazioni occidentali sull’arricchimento dell’uranio iraniano. Pezeshkian ha ottenuto 16,3 milioni di voti contro i 13,5 milioni di Jalili. Secondo il Ministero degli Interni iraniano, hanno votato 30 milioni di persone, ma senza la presenza di osservatori internazionali. Le prossime elezioni negli Stati Uniti potrebbero avere un impatto significativo sulle relazioni tra Teheran e Washington. Ad aprile, l’Iran ha lanciato un attacco diretto contro Israele, mentre gruppi armati come Hezbollah e Houthi hanno intensificato le loro offensive. L’Iran sta arricchendo l’uranio a livelli vicini a quelli utilizzabili per armi nucleari, accumulando abbastanza materiale per costruire diverse testate. Khamenei rimane il decisore finale, ma il vincitore delle elezioni presidenziali potrebbe influenzare la politica estera del paese. La campagna elettorale ha toccato il tema delle elezioni statunitensi e del possibile ritorno di Trump, che ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo nucleare nel 2018. L’Iran ha avuto colloqui indiretti con l’amministrazione Biden, ma senza progressi significativi. Pezeshkian, noto riformista, ha elogiato la Guardia Rivoluzionaria, criticando gli USA e lodando la Guardia per l’abbattimento di un drone americano nel 2019. L’ex presidente Ebrahim Raisi, deceduto in un incidente a maggio, era considerato un possibile successore alla guida suprema, ma era noto per il suo coinvolgimento nelle esecuzioni di massa del 1988 e nella repressione delle proteste per la morte di Mahsa Amini nel 2022.