sabato, 6 Luglio, 2024
Società

Un sondaggio Legambiente-Ipsos boccia il nucleare

Per il 75% degli italiani è troppo pericoloso

Mentre il governo Meloni continua a sostenere con convinzione l’energia nucleare, prevedendo una quota di nucleare tra l’11% e il 22% nel mix energetico nazionale entro il 2050, la maggior parte degli italiani si oppone fermamente al ritorno dell’atomo. È quanto emerge dal sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou, Editoriale Nuova Ecologia e presentato a Roma durante l’XI edizione dell’Ecoforum nazionale. Secondo il sondaggio, il 75% degli intervistati ritiene che il nucleare non sia una soluzione attuabile né una valida alternativa, considerandolo troppo pericoloso e poco conveniente. Solo il 25% degli italiani pensa che, data la complessità della situazione energetica, sia preferibile un ritorno al nucleare.

Il sondaggio Ipsos rivela che per la maggior parte dei cittadini, l’Italia dovrebbe puntare maggiormente sulle energie rinnovabili e sull’economia circolare per combattere la crisi climatica e creare nuovi posti di lavoro green. Oltre il 50% degli italiani ritiene che il settore dei green jobs sia destinato a crescere in futuro.

Gli obiettivi

Tre gli interventi urgenti su cui per Legambiente e Kyoto Club è necessario che l’Italia lavori: 1) Accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare del Paese, visti come un’opportunità di riqualificazione sociale, risanamento ambientale e rilancio economico dei territori. 2) Sostenere lo sviluppo di filiere e settori strategici nel panorama nazionale, dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai Raee passando per lo spreco alimentare, e sostenere ricerca e sviluppo di nuove soluzioni per affrontare le sfide dell’era digitale anche in questi settori. 3) occorre consolidare e rafforzare nei territori i principi cardine della gerarchia della gestione dei rifiuti. “Per centrare gli obiettivi Ue al 2030” – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – “servono politiche e interventi coraggiosi che permettano di accelerare il passo e di contrastare la crisi climatica. Mancano solo sei anni al 2030, ma il governo Meloni guarda al passato a partire dalla scelta fatta sul Pniec contenente un mix energetico basato anche sul nucleare, sul gas e sul Piano Mattei. Una decisione grave che non tiene conto delle esperienze virtuose in fatto di rinnovabili, sparse nella Penisola, e della leadership italiana sull’economia circolare in Europa. Occorre accelerare lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti pulite e lavorare sulle filiere strategiche dell’economia circolare a partire dal riciclo dei Raee. Per far ciò occorre rimuovere quegli ostacoli burocratici e tecnologici che oggi ne rallentano lo sviluppo, perseguire la strategia “Rifiuti zero, impianti mille”, puntare ad un modello di gestione sempre più ottimale, basato su raccolta porta a porta, tariffazione puntuale, impiantistica diffusa e capillare sul territorio e nuove campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini”.

Settore tessile

Per quanto riguarda il settore settile, stando ai dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), nel 2020, è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo. In quell’anno, sono stati necessari in media nove metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell’UE. Il 56% delle materie prime critiche necessarie all’Europa viene attualmente dalla Cina così come circa il 90% della produzione mondiale di terre rare, di manganese e di germanio. In questo scenario il Critical Raw Materials Act, emanato a marzo 2023 dalla Commissione UE stabilisce che entro il 2030 l’estrazione, raffinazione e riciclo di tali materie debbano soddisfare, rispettivamente, almeno il 10%, 40% e 15% del fabbisogno europeo, con l’obiettivo di rendere le filiere industriali più resilienti e meno dipendenti da Paesi terzi.

Conoscenza economia circolare

Tornando al sondaggio Ipsos, resta stabile la conoscenza sull’economia circolare. La quota dei conoscitori resta stabile al 45% (come nel 2023). Per quanto riguarda il corretto smaltimento dei rifiuti, il 70% di famiglie e individui si confermano i soggetti più virtuosi rispetto allo smaltimento dei rifiuti, seguiti dal settore pubblico (62%) e dalle aziende (57%). Nella classifica dei materiali ritenuti dai cittadini più pericolosi da smaltire, si confermano: l’olio minerale lubrificante usato (60%), Raee (53%), e plastica dura (50%). Per quel che riguarda l’olio minerale esausto, i cittadini sanno che viene raccolto e che può essere rigenerato, ma il consumatore chiede che venga indicato sulla lattina per poter fare scelte consapevoli.

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