sabato, 21 Dicembre, 2024
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Cassazione. Una sentenza storica contro il lavoro nero e caporalato

Con una esemplare sentenza della Corte di Cassazione di qualche settimana fa, la n. 24577/ 2024 viene riconosciuta la repressione penale del lavoro nero, del caporalato, della intermediazione illecita di manodopera e dello sfruttamento del lavoro.

Nel 2022 anche la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, nella sua “ Relazione Intermedia sull’attività svolta” sottolineava come “nei luoghi di lavoro dove si rileva la sostanziale inapplicazione di ogni norma antinfortunistica, sia sempre compresente una inapplicazione della normativa sui rapporti di lavoro (anche di rilievo penale) e/o una presenza a vari livelli di illegalità e di criminalità (organizzata o meno)”. Una relazione che mostrava come il fenomeno dello “sfruttamento di lavoratori indifesi, quasi sempre stranieri”, spesso da parte di caporali senza scrupoli, “si sia evoluto significativamente nel corso degli ultimi anni”.

Non a caso il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato rappresenta una delle priorità politiche del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il fenomeno, diffuso su tutto il territorio nazionale, è caratterizzato dalla violazione di disposizioni in materia di orario di lavoro, salari, contributi previdenziali, diritti alle ferie, salute e sicurezza sul luogo di lavoro e trattamento dignitoso.

Il sistema del cosiddetto “caporalato” , sottolinea il Ministero del Lavoro, fa riferimento a forme illegali di intermediazione, reclutamento ed organizzazione della manodopera. Si tratta di un meccanismo che si insinua tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto nei confronti di soggetti come migranti, donne e minori che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità e bisogno, traducendosi spesso in violazione dei diritti umani e dei diritti fondamentali sul lavoro.

Ecco alcuni dati provenienti da ISTAT-RCFL da cui viene fuori  che i lavoratori stranieri rivestono un ruolo significativo all’interno del mercato del lavoro italiano. Nel 2023, rappresentavano il 10,1% degli occupati. Tuttavia, alcune condizioni di vulnerabilità, come la scarsa conoscenza degli strumenti di tutela, l’inadeguata sistemazione abitativa o la distanza dai luoghi di lavoro, possono rendere questi lavoratori un potenziale bacino d’offerta per impieghi sottopagati e dequalificati.

Storicamente, precisa l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno, l’Italia ha mostrato una segmentazione del mercato del lavoro piuttosto marcata. La popolazione straniera è stata spinta verso occupazioni meno qualificate, caratterizzate da mansioni a bassa competenza e retribuzioni inferiori. Inoltre, spesso i lavoratori stranieri sono inseriti in settori in cui è più frequente il ricorso a forme di irregolarità e sfruttamento.

Analizzando l’incidenza percentuale dei lavoratori migranti nei diversi settori di attività, emergono alcune tendenze significative: circa un terzo degli occupati negli altri servizi pubblici, sociali e alle persone è di cittadinanza straniera (il 21,5% extra UE); rilevante è anche la presenza nel settore ricettivo e della ristorazione, dove il 17,4% degli occupati proviene da un Paese diverso dall’Italia (il 13,5% fuori dall’UE), così come nel Primario (18% stranieri, 13,1% extra UE) e in Edilizia (16,4% stranieri, 10,3% solo non comunitari).

Nei settori di cura alla persona, edile e agricolo si riscontrano i maggiori tassi di irregolarità, a causa della presenza di lavoro nero, ma anche del ricorso a diverse forme di lavoro “grigio”. L’indicatore di irregolarità complessivo è – secondo ISTAT – pari all’11,3%, ma sale al 23,2% in ambito agricolo mentre nel lavoro domestico raggiunge addirittura il 51,8%.

L’ambito agricolo è, in particolare, caratterizzato dal frequente ricorso alla “sotto-dichiarazione” delle giornate o delle ore lavorate. Questo comporta un’evasione dalle norme fiscali e l’erosione dei diritti e delle tutele per i lavoratori, che possono vedersi negata la possibilità di accedere alle indennità di disoccupazione, malattia, infortunio e maternità.

La recentissima nomina da parte del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dell Prefetto Maurizio Falco a Commissario straordinario in materia di superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura è un provvedimento concreto in linea alle azioni avviate dal Governo in questo delicato settore.

La strategia implementata dal MLPS per contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e del caporalato, in coerenza con la programmazione pluriennale integrata 2021-2027, valorizza l’utilizzo complementare delle risorse assegnate – nazionali e comunitarie – per coprire territori, target ed interventi di natura diversificata.

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