“Servono una Chiesa e una società che non escludano nessuno”. In un mondo dove le etichette possono spesso dividere, il messaggio lanciato ieri dal Papa nel corso dell’Angelus domenicale è un appello alla costruzione di una collettività più giusta e inclusiva, dove ogni persona è vista e valorizzata per ciò che è, senza preconcetti o discriminazioni. Un messaggio che invita tutti, credenti e non, a riflettere sul modo in cui vengono “trattati gli altri” e a lavorare per un mondo dove l’amore e l’accettazione prevalgano sulle divisioni.
“Noi etichettiamo le persone. Chiediamoci, Dio etichetta le persone? Ognuno si risponda”: con questa domanda che Francesco ha rivolto ai fedeli in piazza San Pietro ha invitato tutti a riflettere sulla tendenza umana a classificare e giudicare gli altri. “Guardiamo al cuore di Dio. Abbiamo bisogno che Chiesa e società non trattino nessuno da impuro, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza pregiudizi, senza aggettivi”. A questo punto il Pontefice ha parlato di come Gesù metta in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra: “Non c’è questa separazione perché siamo tutti suoi figli, l’impurità non deriva da cibi, malattie o dalla morte, ma viene da cuori impuri”.
Conforto e speranza
Il Santo Padre si è quindi soffermato sulla vicinanza di Dio in ogni momento di difficoltà, spiegando di come la misericordia divina sia sempre pronta a risollevare tutti con parole di conforto e speranza: “Davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, alle ferite dell’anima, alle situazioni che ci schiacciano, e anche davanti al peccato, Dio non ci tiene a distanza, non si vergogna di noi, non ci giudica”. Anzi, si avvicina per farsi toccare e per toccarci: “Sempre ci rialza dalla morte. Sempre ci prende per mano per dirci: figlia, figlio, alzati”.
Tempo di martirio
Il Santo Padre ha poi sottolineato di come la discriminazione e la persecuzione a causa della fede siano una realtà drammatica e quotidiana per molti cristiani nel mondo: “Anche noi viviamo in un tempo di martirio. Ancor più dei primi secoli”, le sue parole dette dal Palazzo Apostolico. A questo punto ha poi introdotto il concetto di “martirio a guanti bianchi”, un’espressione che descrive forme di persecuzione meno visibili ma altrettanto dolorose e debilitanti. Un martirio, secondo il Vescovo di Roma, che può manifestarsi attraverso discriminazioni sottili, esclusioni sociali, e altre forme di oppressione che non versano sangue, ma comunque feriscono profondamente i credenti. “Sosteniamoli con la nostra preghiera e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza dell’amore per Cristo”, la richiesta di Bergoglio, che ha invitato i fedeli a non dimenticare i martiri moderni e a trarre forza e ispirazione dal loro esempio di fede incrollabile.
Progetti di dialogo
Il Pontefice al termine dell’Angelus si è nuovamente appellato a coloro “che vogliono la guerra”, implorando il Sacro Cuore di Gesù affinché possa toccare “il loro cuore perché si convertano a progetti di dialogo e di pace”. E ha dunque chiesto di non dimenticare tutti questi posti dove “si soffre tanto a causa della guerra”, citando nello specifico la “martoriata Ucraina”, ma anche la Palestina, Israele e il Myanmar.