Papa Francesco a San Pietro per benedire i Palli: “Molte volte le comunità non imparano la saggezza di aprire le porte”. “Alcuni movimenti nella Chiesa” hanno “una spiritualità da salotto”. “Costruiamo una Chiesa e una società dalle porte aperte”.
I Palli e i nuovi arcivescovi metropoliti
Lo ha affermato Papa Bergoglio ieri durante l’omelia in seguito alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni di Roma, che ha avuto luogo alle 9.30 in Basilica Vaticana. Il papa ha benedetto i Pallii – la stola di lana bianca simbolo della giurisdizione in comunione con la Santa Sede – presi dalla Confessione dell’Apostolo Pietro perché fossero imposti dal Rappresentante Pontificio nella rispettiva Sede Metropolitana a ciascuno dei 42 Arcivescovi Metropoliti nominati nel corso dell’anno. Tra loro, 6 sono italiani: Ciro Miniero (Taranto), Giorgio Ferretti (Foggia-Bovino), Biagio Colaianni (Campobasso-Boiano), Davide Carbonaro (Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo), Riccardo Lamba (Udine), Gherardo Gambelli (Firenze).
“Oggi gli arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno ricevono il Pallio. In comunione con Pietro e sull’esempio di Cristo, porta delle pecore, sono chiamati ad essere pastori zelanti, che aprono le porte del Vangelo e che, con il loro ministero, contribuiscono a costruire una Chiesa e una società dalle porte aperte”.
La Celebrazione Eucaristica
Dopo il rito di benedizione dei Palli, il Papa ha presieduto la Celebrazione Eucaristica alla presenza di 36 cardinali, 36 vescovi e 400 sacerdoti. Come di consueto in occasione della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, era presente alla Santa Messa una Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che Bergoglio ha salutato “con fraterno affetto”: “grazie di essere venuti a manifestare il comune desiderio della piena comunione tra le nostre Chiese. I Santi Pietro e Paolo ci aiutino ad aprire la porta della nostra vita al Signore Gesù, intercedano per noi, per la città di Roma e per il mondo intero. E un saluto fraterno invio al caro fratello Bartolomeo”.
Il Giubileo
“Alla vigilia dell’anno giubilare – ha detto Francesco nell’omelia – soffermiamoci sull’immagine della porta. Il Giubileo, infatti, sarà un tempo di grazia nel quale apriremo la Porta Santa, perché tutti possano varcare la soglia di quel santuario vivente che è Gesù e, in Lui, vivere l’esperienza dell’amore di Dio che rinvigorisce la speranza e rinnova la gioia. E anche nella storia di Pietro e di Paolo ci sono delle porte che si aprono. Meditiamo su questo”.
“I due Apostoli Pietro e Paolo hanno fatto questa esperienza di grazia.” ha continuato Bergoglio. “Hanno toccato con mano l’opera di Dio, che ha aperto le porte del loro carcere interiore e anche delle prigioni reali dove sono stati rinchiusi a causa del Vangelo. E, inoltre, ha aperto davanti a loro le porte dell’evangelizzazione, perché sperimentassero la gioia dell’incontro con i fratelli e le sorelle delle comunità nascenti e potessero portare a tutti la speranza del Vangelo”. ”Intanto ci prepariamo ad aprire la Porta Santa, quest’anno”.
Poi, a braccio, il Pontefice ha aggiunto: “Molte volte le comunità non imparano la saggezza di aprire le porte”, e ha messo in guardia su “alcuni movimenti nella Chiesa” che hanno “una spiritualità da salotto”.