Sotto la guida di un alto generale che aveva promesso di “ripristinare la democrazia”, veicoli blindati hanno sfondato i cancelli del palazzo presidenziale boliviano in Plaza Murillo a La Paz, in quello che il presidente ha descritto come un tentativo di colpo di stato, per poi ritirarsi rapidamente. Centinaia di sostenitori del presidente Luis Arce si sono riversati nella piazza, sventolando bandiere e applaudendo. La ritirata dei soldati è stata seguita dall’arresto del capo dell’esercito, generale Juan José Zúñiga, dopo l’apertura di un’indagine da parte del procuratore generale. Il ministro del governo, Eduardo del Castillo, ha annunciato l’arresto di Zúñiga e dell’ex vice ammiraglio della marina, Juan Arnez Salvador. L’apparente tentato colpo di stato si è verificato durante un periodo di prolungate tensioni politiche tra il presidente Arce e l’ex presidente Evo Morales. La crisi è scoppiata nel primo pomeriggio quando le strade di La Paz si sono riempite di soldati. Zúñiga ha dichiarato che Arce stesso aveva ordinato al generale di assaltare il palazzo come strategia politica. Il ministro della Giustizia Ivan Lima ha smentito le affermazioni di Zúñiga, sostenendo che il generale stesse mentendo. La pubblica accusa chiederà una pena massima da 15 a 20 anni di carcere per Zúñiga, “per aver attaccato la democrazia e la Costituzione”. Negli ultimi mesi, la Bolivia ha assistito a un’escalation di proteste dovute al deterioramento economico. Arce e Morales stanno lottando per il futuro del diviso Movimento per il Socialismo (MAS), in vista delle elezioni previste per il 2025.