domenica, 29 Settembre, 2024
Ambiente

Spiagge: in Italia 120 chilometri quadrati di costa, meno del territorio di Ostia

L'analisi dell'Ispra

In Italia la superficie complessiva delle spiagge misura meno del territorio del solo municipio di Ostia, a Roma: 120 km quadrati. Questa cifra sorprendente comprende sia le grandi spiagge di Rimini e della Locride, sia le piccole e suggestive ‘pocket beach’ incastonate tra le scogliere dell’Asinara, fino alle spiaggette che sopravvivono tra i porti, i lungomare o le scogliere artificiali delle città costiere. Una misura apparentemente modesta che nasconde una realtà complessa e variegata, poiché le spiagge italiane, profonde mediamente circa 35 metri, occupano il 41% delle coste, ovvero circa 3400 km su un totale di oltre 8300 km. Questo dato emerge dal rinnovato censimento sulle spiagge realizzato dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che aggiorna e integra i dati costieri del 2020. Questo lavoro di mappatura, che coinvolge circa 5800 poligoni derivati da ortofoto e immagini satellitari ad alta definizione, identifica ciascuna spiaggia fisicamente delimitata, da quelle minuscole a quelle che si estendono per oltre 10 km lungo la costa.

L’Ispra ha pubblicato il database geografico degli elementi che compongono l’assetto costiero sul proprio Portale delle Coste, integrato con la componente delle spiagge, in linea con la Direttiva europea Inspire per la non proliferazione dei dati. Questo strumento è essenziale per studi e pianificazioni in ambito costiero, offrendo informazioni dettagliate su geometria, superficie, tipologia di substrato, opere legate al turismo balneare e accumuli di biomassa, cruciali per la protezione naturale delle spiagge.

La distribuzione

La distribuzione della superficie delle spiagge lungo le coste italiane non è uniforme tra le diverse regioni. Il Sud Italia e le Isole maggiori rappresentano oltre due terzi delle spiagge italiane, mentre regioni come la Liguria e l’Emilia-Romagna devono gestire una risorsa relativamente ridotta. Le regioni meridionali, inoltre, contribuiscono in maniera significativa alla superficie totale delle spiagge italiane, con la sola Calabria che rappresenta il 20% del totale. Questa disomogeneità è dovuta alle diverse conformazioni territoriali, che generano spiagge con profondità molto variabili. Le spiagge adriatiche sono generalmente le più profonde: quelle del Veneto misurano mediamente 67 metri di profondità, mentre quelle dell’Emilia-Romagna arrivano a 72 metri, circa il triplo rispetto alle spiagge della Liguria (26 metri) e della Sardegna (22 metri).

Nuovi elementi

Quest’anno il censimento ha incluso nuovi elementi per supportare la gestione sostenibile delle spiagge, contrastando l’erosione costiera e gli effetti dei cambiamenti climatici.

Uno di questi elementi riguarda la litologia delle spiagge (sabbia, ciottoli) con una caratterizzazione rinnovata, oggi definita ‘tipologia di substrato’ in quanto si è rilevato che circa l’1% dei poligoni è in effetti costituito esclusivamente da accumuli di biomassa, con la base appoggiata proprio sul fondale marino. Questi accumuli possono essere costituiti dalle banquettes di Posidonia spiaggiata o da altri materiali vegetali (tronchi, canne) che, quando non eliminati, possono costituire un elemento di ‘elasticità della spiaggia’ che la protegge contro l’azione delle mareggiate.

Per questi rilievi sono state utilizzate prevalentemente le immagini satellitari e fotografiche di Google Earth; lo scopo era definire la presenza di accumuli di biomassa nel periodo compreso tra il 2016 ed il 2024. Ne è emerso che in circa metà delle spiagge italiane si presentano almeno tracce di tali accumuli (53%), in una quantità che tende a non essere costante ma a sparire o magari aumentare da una stagione all’altra e da un anno all’altro. Per il rilievo più recente disponibile, con una chiarezza sufficiente delle immagini, si è fatta un’analisi qualitativa sulla porzione di spiaggia coperta da tali accumuli; prendendo a riferimento solo la data più recente, la presenza di tracce di accumuli di biomassa scende al 35% delle spiagge italiane, mentre per il 15% dei casi si rilevano porzioni più consistenti di copertura della superficie delle spiagge (oltre il 20%).

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