lunedì, 18 Novembre, 2024
Società

Armamenti e nuove povertà. Boom dell’industria bellica ma le guerre moltiplicano l’indigenza

Il lavoro nel settore delle armi non è quello sognato dai giovani.Caritas:disagio sociale in Italia ai massimi

Due notizie così distanti per contenuti e, nel contempo così vicine da entrare in cortocircuito. In questi giorni due rapporti hanno scosso l’opinione pubblica, il primo rivela il boom di ricerche e investimenti nel settore degli armamenti, a ritmi di crescita che non si registravano dalla “fine della Guerra fredda”, con una industria bellica in Italia, in Europa e in America che oltre a prevedere maxi investimenti avrà un balzo di occupati – tecnici specializzati collegati a sistemi informatici per armamenti – calcolato su un più 10% di forza lavoro. Un giro di assunzioni definito “senza precedenti” a cui sono chiamati migliaia di giovani. L’altra notizia di segno opposto arriva dal Report statistico: “Povertà 2024”, della Caritas italiana, dove si segnala che l’indigenza oggi è ai massimi storici ed è da intendersi come fenomeno strutturale del Paese. “Quasi 270mila persone supportate dalla Caritas”, rivela il presidente monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli che sottolinea come: “l’attenzione ai poveri è compito di tutti”. Le richieste di aiuto, con tutto lo strascico di storie dolorose, sono raccolte dai 206 centri di ascolto e di sostegno delle Diocesi italiane.

Guerre e nuove povertà

Il Report della Confederazione Cattolica pone in evidenza come siano in intima e nefasta relazione, l’intreccio tra guerre e aggressioni, che stagliano il loro minaccioso spettro sull’aumento delle povertà. Le crisi internazionali inoltre condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e, soprattutto, fanno arretrare lo sviluppo di percorsi di pace. In altri versi l’incessante aumento della povertà è legata alle crescenti situazioni di rischio e vulnerabilità. In questo contesto Papa Francesco e in todo la Chiesa, ricorda il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, “continua a sognare e ad affermare un umanesimo autentico, dove ogni essere umano possa realizzarsi pienamente, vivendo in un mondo più giusto e dignitoso”. Fin qui gli sforzi del Santo Padre e delle Diocesi che noi sosteniamo e auspichiamo che trovino sempre più attenzione da parte dei cittadini e da quanti fanno politica e governano il Paese.

La corsa alle armi

I conflitti, tuttavia, appaiono sempre più fuori controllo. Finora è impossibile malgrado gli sforzi in particolare della Santa Sede per giungere a un condiviso percorso di cessate il fuoco per intavolare delle trattative di pace. Le crisi geopolitiche inoltre stanno generando un vortice di spesa per gli armamenti con conseguenze incalcolabili. Collegati agli investimenti c’è un boom di assunzioni in settori specialistici rivolti ai giovani chiamati a coprire “posizioni aperte” per migliaia di posti. Con un paradosso: da un lato le nuove generazioni sognano un mondo conciliato, di benessere e di pace, ma per loro o per quelli che sono formati per corsi di studio in settori tecnici e specialistici, il futuro è nel “rimbalzo” degli ordini delle spese governative in armi. Un flusso di miliardi di euro e di dollari innescato dal conflitto fra Ucraina e Russia e dalla crisi Medio Orientale. “Quello che si sta vivendo”, sottolinea Jan Pie, segretario generale della European aerospace and defence trade association (Ade), “è il periodo più intenso per il settore della Difesa dalla fine della guerra fredda, con il più alto incremento nel volume degli ordini”. Inoltre i profili professionali vanno dai ruoli manageriali, a quelli di esperti di software engineer, ingegneri “tradizionali”, tecnici di cybersicurezza, fino a meccanici e saldatori. Antonio Liotti, capo del personale del gruppo Leonardo spiega al Financial Times che la società sta conducendo una “intensa ricerca per nuovi assunti, anche più intensa di quella durante conflitti precedenti come Iraq e Afghanistan”. Insomma il settore cresce e si espande. Il solo gruppo italiano stando alle indicazioni presentate prevede 6mila assunzioni entro il 2024 e andrà alla ricerca di 8mila-10mila profili nel triennio fra il 2025 e il 2028.

Il futuro che vogliamo

Naturalmente ogni settore produttivo ha una sua missione, e quello degli armamenti è una eccellenza italiana, si può dire da sempre. Con questo dobbiamo tuttavia sottolineare che il futuro non può essere la guerra. Non è certo la soluzione dei problemi semmai l’inizio e la continuazione di tragedie e disumanità. Se vogliamo ridurre la povertà e la vulnerabilità di milioni di persone e tra questi dei bambini, delle donne e dei ragazzi non solo bisogna lavorare per la pace, ma anche dare più sostegni alla voce della Chiesa, della Caritas e di Papa Francesco. Nessuno ignora il detto “chi aspira alla pace, prepari la guerra”, ma questo non può essere un principio morale ed economico attorno a cui poi ruotano comunità e Nazioni.

Vincere la battaglia umana

La realtà ci dice che molto sforzi e investimenti più che nelle armi bisognerà farli nel sociale e nel welfare. Il report Caritas in Italia è drammatico: una persona su due vive sola (46%) e la metà di questi sono pensionati (50,3%), ma anche persone in cerca di un impiego (26,1%), quindi persone che saranno in difficoltà anche rispetto al proprio futuro pensionistico. Solo il 17,1% può contare su una casa di proprietà; la media dei poveri cronici è del 35,5%. Un anziano su cinque, il 20,5%, manifesta vulnerabilità sanitarie. La maggior parte dei poveri domanda per lo più beni e servizi alimentari e materiali e aiuti nel pagamento di bollette, utenze e affitti. In fondo questa è già una battaglia che non possiamo perdere ma gli strumenti per vincerla questa volta sono umanità e aiuti concreti.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Maturità 2024: per uno studente su due la storia si ferma alla Seconda guerra mondiale

Stefano Ghionni

Il cuneo fiscale non è la panacea, sostenere la competitività dei capitali

Ubaldo Livolsi

In crisi la tempistica della rappresaglia iraniana. Putin chiede a Khamenei una “risposta moderata”

Antonio Gesualdi

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.