domenica, 29 Settembre, 2024
Esteri

Netanyahu: contro il terrorismo ampia smilitarizzazione di Gaza

Usa a Hezbollah: stop a raid missilistici o interveniamo con Israele

Israele continua ad assediare la Striscia di Gaza, da nord a sud. Non c’è stata l’offensiva pesante a Rafah, ma le forze militari non hanno mai mollato la presa. Il premier Netanyahu immagina il futuro di Gaza con “un’amministrazione per gestire non solo la distribuzione degli aiuti umanitari ma anche l’amministrazione civile. Ciò deve essere fatto, penso che sia meglio farlo, con la cooperazione, la sponsorizzazione interaraba e l’assistenza dei paesi arabi”. Prima però vuole “una ampia smilitarizzazione, cosa che può essere fatta solo da Israele contro qualsiasi tentativo di ripresa terroristica.” Concetto che le élite politico-militari israeliane sembrano condividere. Intanto continua la settimana di proteste contro il Governo Netanyahu e molte persone si radunano vicino l’abitazione del premier. I manifestanti chiedono la liberazione degli ostaggi, la convocazione di nuove elezioni, e sicurezza per i villaggi vicini al confine nord con il Libano.

Iran: Israele vuole uccidere Nasrallah

Nel centro di Gaza ieri notte “una base di lancio posizionata dalla Jihad islamica all’interno di un rifugio nell’area umanitaria di Khan Yunis è stata colpita da un aereo dell’Iaf. Prima dell’attacco, puntualizza l’esercito con la Stella di David, erano state adottate varie misure per mitigare i danni ai civili non coinvolti”. I militari confermano che “le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza continuano a piazzare armi e infrastrutture terroristiche in mezzo alla popolazione civile, mettendola in pericolo e usandola come scudo umano”. Ancora, l’esercito continua la sua “attività operativa mirata, basata sull’intelligence nell’area di Rafah. Le truppe continuano a eliminare i terroristi in combattimenti ravvicinati. Durante le incursioni le truppe hanno individuato diversi pozzi di tunnel nella zona”. A nord si alza la tensione con Hezbollah. Addirittura l’Iran sostiene di avere informazioni secondo cui “il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato l’assassinio del capo del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, qualora si presentasse l’opportunità di farlo”.

Blinken a Hezbollah: evitare l’escalation, ma…

Sulla situazione lungo il fronte libanese è intervenuto, ancora una volta, il Segretario di stato americano, Antony Blinken, chiedendo di ”evitare un’ulteriore escalation con il Libano della guerra in corso nella Striscia di Gaza.” Blinken ha incontrato i funzionari israeliani e i consiglieri del premier Benjamin Netanyahu. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato americano spiegando che il diplomatico ha incontrato il ministro degli Affari Strategici Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Tzachi Hanegbi. L’inviato speciale americano Amos Hochstein, invece, ha avvertito i funzionari libanesi che se Hezbollah non mette fine agli attacchi contro il nord di Israele, potrebbe ritrovarsi come obiettivo di un’operazione israeliana appoggiata dagli Usa. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno consegnato più di 656 tonnellate di aiuti attraverso il molo costruito a Gaza. Lo ha reso noto il segretario stampa del Pentagono, generale Pat Ryder. Il molo è stato riancorato e ha iniziato a funzionare mercoledì dopo che i militari lo avevano temporaneamente rimosso a causa delle difficili condizioni meteorologiche.

Caldo estremo e manca l’acqua

Le organizzazioni umanitarie, comunque, lamentano la chiusura dei valichi terrestri mentre la popolazione di Gaza soffre anche per l’ondata di caldo estremo, a causa dell’accesso insufficiente a cibo, acqua e cure. Lo ha detto un portavoce dell’Onu che ha spiegato come negli insediamenti di Deir al Balah, Khan Younis e Al Mawasi l’accesso all’acqua sia basso e si registri anche una “proliferazione di insetti, roditori e serpenti e una quasi totale mancanza nelle strutture di strumenti e accessori per l’igiene”. Centinaia di migliaia di persone vivono da sfollate e senza riparo. Rifugi e tende hanno bisogno di essere riparate e non offrono protezione al caldo estremo che sta colpendo l’area. “L’accesso all’acqua – ha aggiunto il portavoce – è basso, le persone devono fare la coda per ore per poter fare rifornimenti e sono costrette a usare l’acqua salata del mare per l’uso domestico”.

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