L’Autonomia differenziata, a firma del Ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, è legge. Dopo una vera e propria maratona notturna tra martedì e mercoledì, la Camera ha detto sì al ddl che è passato con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto La decisione è arrivata poche ore dopo l’approvazione in prima deliberazione del premierato da parte del Senato, in un clima politico di certo non coeso.
Felicità Calderoli
Per il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si tratta di un passo avanti per “costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Ci sarà più coesione, più sussidiarietà e appunto più autonomia”. Al settimo cielo il deus ex machina del provvedimento, il leghista Calderoli: “Da questo momento in avanti c’è un iter tracciato e ben definito, che permetterà alle Regioni di valorizzare le proprie eccellenze e garantire servizi sempre migliori ai cittadini, nel segno della responsabilità e della trasparenza. Sbaglia chi dice che questo provvedimento spaccherà l’Italia, perché farà l’esatto contrario”. Per l’esponente del Carroccio l’obiettivo è permettere a tutte le Regioni di correre sempre più veloce, riducendo i divari territoriali e “realizzando quell’unità che c’è solo sulla carta”. Ha parlato di una vittoria di tutti gli italiani il Vicepremier Matteo Salvini, secondo il quale con l’Autonomia differenziata si avrà un’Italia più efficiente e moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud.
“Cinico baratto”
Le opposizioni non hanno tardato a far sentire la loro voce, criticando duramente l’operato del governo. La Segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha espresso con fermezza il suo disappunto durante la dichiarazione di voto: “Oggi (ieri, ndr) si consuma il secondo atto di un vergognoso baratto sulla pelle degli italiani: ci avete tenuto qui per tutta la notte con quale urgenza se non quella di ottenere lo scalpo del Sud appena prima dei ballottaggi per meri fini elettorali. Il premierato per Fdi, l’Autonomia differenziata per la Lega: un cinico baratto che colpisce la democrazia e spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito”.
Schlein ha continuato con un attacco frontale all’esecutivo, suggerendo ironicamente che cambiassero il loro nome in ‘brandelli d’Italia’ o ‘fratelli di mezza Italia’, accusandolo di spaccare il Paese. “La Destra approva un disegno antistorico e lo fa di notte perché forse si vergogna”, ha aggiunto, definendo l’attuale esecutivo come “il governo più antimeridionalista della storia repubblicana”. La leader dem ha poi sottolineato l’importanza di fermare questo “sfregio all’unità nazionale”. Per Nicola Fratoianni di Avs questa legge sarà “uno strumento che spaccherà il Paese, aggraverà le disuguaglianze e peggiorerà la condizione di vita di milioni di italiani e di italiane”. Secondo il Segretario di +Europa Riccardo Magi le opposizioni si devono mettere sùbito al lavoro per “costruire l’ipotesi referendaria e il governo renda accessibile finalmente la piattaforma per la raccolta delle firme digitali, come previsto dalla legge da oltre due anni”.
I dubbi di Occhiuto e Bardi
Da segnalare che anche importanti esponenti legati alla maggioranza di governo, come per esempio il Presidente della Calabria Roberto Occhiuto (esponente di Forza Italia) hanno espresso forti dubbi sulla legge. Sulla stessa lunghezza d’onda, anche il Presidente della Basilicata Vito Bardi (anche lui di FI). Le posizioni riflettono le preoccupazioni per un possibile aumento delle disparità tra le regioni più ricche e quelle più povere, temendo che l’Autonomia differenziata possa penalizzare ulteriormente le aree già svantaggiate del Sud.
Maggiori poteri alle Regioni
Ma nello specifico, cosa è l’Autonomia differenziata? È un provvedimento che mira a concedere maggiori poteri decisionalialle Regioni a statuto ordinario che ne faranno richiesta, segnando un potenziale punto di svolta nella gestione amministrativa del Paese.
Il disegno di legge, composto da dieci articoli, prevede il trasferimento di competenze dallo Stato centrale alle Regioni in settori chiave come il commercio estero, l’energia, i trasporti, l’istruzione, l’ambiente e la cultura. Le Regioni potranno richiedere di gestire esclusivamente una o tutte le 23 materie previste, ma per 14 di queste dovranno essere rispettati i Livelli essenziali di prestazione (LEP), ossia standard minimi di servizi che devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale.