mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Piano di evacuazione per i Campi Flegrei per più di 1,3 milioni di abitanti

In caso di eruzione le zone interessate spopolate in tre giorni

I campi Flegrei dovranno essere evacuati in 3 giorni nel caso di pericolo; già nella fase di “preallarme”, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo, ma solo autonomamente. Potranno trasferirsi presso una sistemazione alternativa (seconda casa, da parenti o amici, casa in affitto) ricevendo un contributo economico da parte dello Stato. Ma alla dichiarazione di “allarme”, invece, tutta la popolazione è obbligata ad abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito. Il tempo complessivo stimato per questa operazione è di 72 ore (3 giorni), così articolato: prime 12 ore per permettere alle persone di prepararsi e per predisporre le necessarie misure di regolazione del traffico; successive 48 ore per la partenza contemporanea ma cadenzata della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa, secondo un cronoprogramma definito nei piani comunali; ultime 12 ore, come margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità e per consentire l’allontanamento anche degli operatori del sistema di protezione civile.

Le zone di pericolo

Le zone di pericolo sono divise in “zona rossa” e “zona gialla”. La rossa è l’area per cui l’evacuazione preventiva è, in caso di “allarme”, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione. È infatti esposta al pericolo di invasione di flussi “piroclastici” che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone. Vi sono dei comuni interi, parti di comuni e quartieri di Napoli per oltre 500.000 abitanti. La zona gialla è l’area, che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Per quest’area potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei della popolazione che risiede in edifici resi vulnerabili o difficilmente accessibili dall’accumulo di ceneri. Nella zona ricadono alcuni comuni e 24 quartieri di Napoli. Qui vivono circa 800.000 persone.

Gemellaggi da tutta Italia

Per chi sceglie di essere assistito è stato definito uno schema di gemellaggio che prevede il trasferimento della popolazione dei Comuni in zona rossa nelle Regioni e Province autonome italiane. Tutte le regioni italiane sono gemellate con comuni e quartieri di Napoli. Ad esempio, in Lombardia si recherebbero i residenti del comune di Pozzuoli o in Toscana quelli di Quarto. Gli abitanti di Fuorigrotta andrebbero nel Lazio, quelli di Posillipo in Sardegna e parte di Chiaiano finirebbe in Friuli Venezia Giulia. In questo caso, lo spostamento assistito delle persone dalle “Aree di attesa”, definite nel Piano di protezione civile di ogni Comune, alle “Aree di incontro”, individuate fuori dalla zona rossa, avverrà con pullman messi a disposizione dalla Regione Campania. Il loro successivo trasferimento verso i “Punti di prima accoglienza” nelle Regioni e Province autonome gemellate è previsto con modalità diverse (pullman, treni o navi) a seconda delle destinazioni, per limitare il carico sulle infrastrutture di mobilità e i disagi alla popolazione. La regolazione del traffico in fase di allontanamento autonomo, invece, sarà gestita attraverso l’attivazione di cancelli che garantiranno il corretto cadenzamento del flusso veicolare in uscita dalla zona rossa.

I Campi Flegrei e la “caldera”

Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica attiva con una struttura detta “caldera”, cioè un’area ribassata di forma quasi circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive del passato. La caldera dei Campi Flegrei si estende da Monte di Procida a Posillipo e comprende anche una parte sottomarina nel Golfo di Pozzuoli. Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 metri. Da allora la caldera è quiescente, cioè “dormiente”, ma mostra segnali di attività quali sismicità, fumarole e deformazioni del suolo. In particolare, la caldera dei Campi Flegrei è caratterizzata dal fenomeno del bradisismo che consiste in fasi di lento abbassamento del suolo, alternate a fasi di sollevamento più rapido. Le maggiori crisi bradisismiche recenti si sono avute nei periodi 1970-1972 e 1982-1984 e hanno fatto registrare un sollevamento del suolo complessivo di oltre tre metri e centinaia di terremoti. Dal 2005 è in corso una nuova fase di sollevamento del suolo che, in questi anni, si è innalzato di oltre un metro e ha fatto registrare moltissimi terremoti. L’ultima esercitazione di protezione civile è stata svolta nel 2019.

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