venerdì, 15 Novembre, 2024
Esteri

Conferenza di pace: 84 paesi la sottoscrivono, 12 no

Meloni: “Pace non significa resa”. Trump attacca Zelensky: "Maggior venditore della storia"

Esce troppo limata la Dichiarazione finale della Conferenza di pace in Svizzera per non rinviare le speranze alla prossima che si dovrebbe tenere in Arabia Saudita, ma potrebbe essere anche in Canada, come ha chiesto il premier Justin Trudeau. Il Presidente ucraino Zelensky, nella conferenza stampa di chiusura, ha ripetuto: “La Russia potrà avviare i negoziati con noi domani… ritirandosi dal nostro territorio, secondo la Carta delle Nazioni Unite”. Zelensky, probabilmente per rendere più facile il lavoro dei media, insiste sulla personalizzazione del conflitto e riferendosi al Presidente Putin, dice: “Dobbiamo fermare questa persona con ogni mezzo.” Quanto alla Cina che propone un “incontro a metà strada” tra Russia e Ucraina dice: “Noi rispettiamo la Cina, noi vogliamo che rispetti l’integrità territoriale dell’Ucraina. La Cina è una economia seria e ha una influenza politicamente rilevante sulla Russia.” Ma poi rivela di non aver mai ricevuto proposte da Pechino. La Presidente italiana, Giorgia Meloni, ha dichiarato che “la pace non significa resa, come Putin sembra suggerire. Confondere la pace con la soggiogazione sarebbe un pericolo precedente per tutti”. Sull’aiuto all’Ucraina è intervenuto anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avversario candidato alla presidenza di Joe Biden. Trump ha detto: “Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è il maggior venditore della storia. Ogni volta che viene in questo paese va via con 60 miliardi di dollari. Poi quando torna a casa ne ha bisogno di altri”. Trump ha ribadito che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca la guerra in Ucraina non ci sarebbe mai stata.

La Dichiarazione di Lucerna

La Dichiarazione finale della Conferenza di Lucerna parla di “rafforzare il dialogo” per percorsi “verso la pace globale.” Fa rifermento alla Carta delle Nazioni Unite. Apprezza l’impegno della Svizzera per l’iniziativa di ospitare il Vertice. Lo scambio tra i Paesi partecipanti è ritenuto “completo e costruttivo” e si sottolinea “l’impegno ad astenerci dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, i principi della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina, all’interno dei loro confini internazionalmente riconosciuti, comprese le acque territoriali, e la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici come principi del diritto internazionale.” Poi, “qualsiasi uso dell’energia nucleare e delle installazioni nucleari deve essere sicuro, protetto e rispettoso dell’ambiente.” “Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile.” E ancora si sofferma sulla “sicurezza alimentare globale” che “non deve essere strumentalizzata in alcun modo.” Infine i prigionieri di guerra devono essere rilasciati e “tutti i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente e tutti gli altri civili ucraini detenuti illegalmente devono essere restituiti all’Ucraina.” La Dichiarazione è stata firmata da 84 paesi, mentre altri 12 hanno rifiutato. Tra questi, Brasile, India, Emirati Arabi Uniti e Sudafrica (che insieme a Russia, Cina, Iran, Egitto ed Etiopia fanno parte del gruppo di economie emergenti noto come BRICS), Messico, Armenia, Bahrein, Indonesia, Libia, Arabia Saudita, Thailandia Hanno firmato tra gli altri i paesi del G7 e dell’Unione Europea, l’Argentina, il Cile e l’Ecuador.

L’accordo fallito

Ad aprile 2022 Russia e Ucraina tentarono di negoziare un accordo e il New York Times pubblica una parte del documento. L’analisi è complessa e le versioni delle parti anche. Finora quello resta l’unico punto avanzato di trattativa, poi saltato per il ritiro dell’Ucraina. Ci furono intese parziali: inizialmente i russi chiesero all’Ucraina di riconoscesse la Crimea come territorio russo, ma in una bozza del 15 aprile Mosca accettò che la questione non fosse menzionata. Nella bozza di un altro documento, l’Ucraina promette di non chiedere l’entrata nella Nato e allo stesso tempo assicura di non porre alcuna limitazione all’uso della lingua russa sul suo territorio. Secondo alcuni negoziatori si arrivò “molto vicini” a un accordo. Ma poi tutto saltò perché Mosca avrebbe chiesto che tutti i paesi garanti dell’Ucraina (Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Cina), nel caso di ulteriori attacchi a Kiev avrebbero dovuto decidere di intervenire all’unanimità.

In Europa torna il gas russo

Un altro quotidiano, il Financial Times, invece rivela che la Russia torna ad essere a maggio il principale fornitore di gas dell’Europa, superando per la prima volta in due anni gli Stati Uniti. Secondo i dati dell’Icis (Indipendent commodity intelligence service), citati dal quotidiano britannico, il mese scorso le spedizioni di gas e Gnl dalla Russia hanno rappresentato, nonostante le sanzioni, il 15% della fornitura totale verso Ue, Regno Unito, Svizzera, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord. Mosca continua infatti ancora a garantire forniture all’Europa tramite i gasdotti che attraversano l’Ucraina e la Turchia. Il gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti si è invece fermato al 14% della fornitura alla regione, segnando il livello più basso dall’agosto 2022.

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