domenica, 17 Novembre, 2024
Esteri

Blinken: divario colmabile. Al Thani: pressare Hamas e Israele

Commissione d'inchiesta Onu accusa le parti in conflitto di “crimini di guerra”

Da mesi i mediatori stanno cercando un accordo tra Israele e Hamas e sia il Segretario di stato che il Consigliere per la sicurezza, americani, avvertono che resta ancora “difficile prevedere i tempi” per una tregua. Il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha affermato che sia Hamas che Israele sono stati controproducenti nel raggiungere un accordo di cessate il fuoco. Le parti coinvolte nel conflitto non sono disposte a compromessi. Secondo Al Thani entrambe le parti devono ricevere pressioni per raggiungere un accordo, ed entrambi sono stati controproducenti. “Abbiamo visto che il comportamento di entrambe le parti in diverse occasioni si è rivelato controproducente per gli sforzi compiuti. Quello a cui miriamo è un obiettivo specifico: porre fine alla guerra, porre fine alle sofferenze della gente, riavere gli ostaggi. E poi penseremo al giorno dopo.” A otto mesi dall’assalto di Hamas nulla di definito è stato concordato e questo aumenta anche la tensione ai confini con il Libano. Il funzionario di Hezbollah Hashem Safieddine ha detto che il gruppo giura di aumentare l’intensità, la forza e la quantità delle sue operazioni contro Israele dopo l’uccisione del comandante Taleb Abdallah.

Blinken: divario colmabile

Blinken, nel suo settimo viaggio in Medio Oriente per mediare tra le parti, ha affermato che “è ora di smettere di mercanteggiare” perché il divario tra Israele e Hamas è “colmabile”. Alcune, ma non tutte, le richieste di Hamas sono “realizzabili” e ha aggiunto che gli Stati Uniti lavoreranno per “chiudere l’accordo” per il cessate il fuoco a Gaza e che presenteranno proposte “concrete” per il dopoguerra entro poche settimane. Dunque fa sempre più plausibile l’ipotesi della tempistica attribuita al premier israeliano Netanyahu. Non si fida dell’Amministrazione Biden e tenterà di arrivare alle elezioni presidenziali americane augurandosi un appoggio incondizionato da un’eventuale presidenza repubblicana.

Posizioni distanti

Hamas pare abbia chiesto garanzie scritte dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, altrimenti non accetterà la proposta di tregua sostenuta dagli Stati Uniti. I mediatori Qatar ed Egitto hanno detto che Hamas ha risposto martedì al piano di cessate il fuoco graduale per porre fine alla guerra tra Israele e il gruppo militante palestinese, senza fornire dettagli. La risposta di Hamas alla proposta di cessate il fuoco a Gaza è “responsabile, seria e positiva”, fa sapere Izzat al-Rishq, membro dell’ufficio politico di Hamas. Secondo il quale si apre così “un ampia strada” per raggiungere un accordo. Di tutt’altro avviso il capo del Mossad, Dedi Barna, secondo cui le modifiche richieste da Hamas e Jihad islamica alla bozza di accordo costituiscono un sostanziale rifiuto della proposta.

Criminali di guerra

La “Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, e Israele”, costituita dall’Onu nel 2021, accusa le autorità israeliane “di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante le operazioni militari e gli attacchi a Gaza dal 7 ottobre 2023”, in particolare di usare “la fame come metodo di guerra”, di “omicidio o l’uccisione intenzionale, attacchi intenzionali contro civili e oggetti civili, trasferimento forzato, violenza sessuale, tortura, trattamenti inumani o crudeli, detenzione arbitraria”. Inoltre ritiene ritiene “l’ala militare di Hamas e altri sei gruppi armati palestinesi” responsabili “dei crimini di guerra di aver intenzionalmente diretto attacchi contro i civili, di omicidio o uccisione intenzionale, di tortura, di trattamenti inumani o crudeli”. “È imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini siano chiamati a risponderne”, ha dichiarato Navi Pillay, presidente della Commissione. “L’unico modo per fermare i ricorrenti cicli di violenza, comprese le aggressioni e le punizioni da parte di entrambe le parti, è garantire una stretta aderenza al diritto internazionale”.

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