sabato, 28 Settembre, 2024
Esteri

L’esercito israeliano libera 4 ostaggi a Gaza. Netanyahu: riporteremo tutti a casa

Il ministro Gantz sospende la conferenza dell’annuncio di uscita dal Governo

Le scene sono estremamente toccanti e oltrepassano qualsiasi razionalità politica. Il padre di Noa Argamani, la ragazza “simbolo” dell’aggressione del 7 ottobre che riabbraccia la sua unica figlia. I giovani Almog Meir e Andrey Kozlov attorniati da parenti e amici che li baciano, li abbracciano. Shlomi Ziv che piange di gioia. Il premier Netanyahu che ascolta e abbraccia tutti; liberati e parenti raggianti per la liberazione dei propri congiunti. Israele vive un giorno di gioia e il ministro Gantz che, proprio ieri, avrebbe dovuto annunciare di lasciare il Governo ha rinunciato alla sua conferenza stampa. Politicamente insostenibile. Coincidenza sulla quale ogni parola saprebbe di speculazione fine a se stessa. Quattro ostaggi di Hamas – in stile “Operazione Entebbe” – sono stati riportati a casa dall’esercito israeliano e dallo Shin Bet, l’intelligence militare, con una sofistica operazione militare nel centro di Gaza. I quattro prigionieri erano stati rapiti al Nova Festival, teatro del più sanguinoso massacro dei terroristi islamici, che durante l’offensiva del 7 ottobre hanno ucciso 364 partecipanti all’evento musicale.

Netanyahu: riportare tutti a casa

Alla liberazione degli ostaggi oltre all’esercito e unità speciali di polizia ha partecipato anche “una cellula statunitense.” Un ufficiale della Polizia, comandante dell’antiterrorismo, Arnon Zamora, è rimasto ucciso. Hamas sostiene che per liberare gli ostaggi Israele ha assassinato 210 persone nei raid aerei di supporto e ne hanno feriti oltre 400. Ismail Haniyeh, accusa Israele di aver compiuto “un massacro contro donne e bambini” e sottolinea di non voler accettare alcun accordo di tregua che non garantisca la sicurezza degli abitanti della Striscia e inoltre sottolinea che la partecipazione degli Usa ai raid dimostra come Washington sia “complice e completamente coinvolta nei crimini di guerra che vengono perpetrati”. Il primo ministro Netanyahu ha lodato l’azione delle forze armate: “ancora una volta avete dimostrato che Israele non si arrende al terrorismo e agisce con un’audacia che non conosce limiti per riportare a casa i nostri ostaggi”, ha dichiarato. “Ci impegniamo a farlo anche in futuro. Non cederemo finché non avremo completato la missione e riportato a casa tutti i nostri ostaggi, sia quelli vivi che quelli morti. E voglio ripetere e chiarire che riporteremo a casa tutti.” In tutto il Israele ci sono state manifestazioni e raduni per esprimere apprezzamento alla liberazione degli ostaggi.

Gantz: mio cuore pieno di gioia

Ieri scadeva l’ultimatum a Netanyahu da parte del ministro Benny Gantz leader del partito centrista che sostiene il Governo, ma la conferenza stampa convocata è stata cancellata: “il mio cuore è pieno di gioia per il ritorno di Noa, Andrey, Almog e Shlomi”, ha detto Gantz, giustificando così il rinvio della decisione di lasciare il Governo. A metà maggio aveva lanciato un ultimatum a Netanyahu: avrebbe lasciato il Governo se il premier non avesse annunciato un piano postbellico per la Striscia di Gaza prima dell’otto giugno, cosa che non è avvenuta. Le sue dimissioni avrebbero più un valore simbolico che pratico, dal momento che la coalizione di Netanyahu mantiene la maggioranza alla Knesset. Il Forum delle famiglie degli ostaggi in una nota ha scritto: “l’eroica operazione dell’Idf che ha liberato e riportato a casa Noa Argamani, Shlomi Ziv, Andrey Kozlov e Almog Meir Jan è un trionfo miracoloso. Ora, con la gioia che travolge Israele, il governo deve ricordare il suo impegno a riportare indietro tutti i 120 ostaggi ancora detenuti da Hamas: i vivi per la riabilitazione, gli uccisi per la sepoltura”.

Usa: i colloqui continuano

Commentando l’operazione in conferenza stampa durante la sua visita a Parigi, accanto al Presidente francese Emmanuel Macron, il Presidente americano Joe Biden ha detto: “non ci fermeremo finché tutti gli ostaggi non torneranno a casa e sarà raggiunto il cessate il fuoco”. Mentre il Consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha sottolineato che “i negoziati” per il cessate il fuoco vanno avanti. “L’accordo sul tavolo garantirebbe il rilascio di tutti gli ostaggi, garanzie di sicurezza per Israele e sollievo per i civili innocenti a Gaza. L’intesa – ha aggiunto – ha il pieno sostegno degli Stati Uniti ed è stato approvato da paesi di tutto il mondo, tra cui il G7, Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Qatar”.

Operazione Rafah

Sul campo di battaglia, che ormai è tutta la Striscia di Gaza, continuano le operazioni “mirate” dell’esercito israeliano: in particolare, secondo quanto riporta un comunicato di Idf, nell’area di Rafah, grazie alle indicazioni dell’intelligence, sono state individuate “grandi quantità di armi e reti di tunnel”. E’ stato demolito un complesso di addestramento di Hamas nel quartiere di Tel Sultan, a ovest di Rafah. Sempre nell’area di Tel Sultan, le Idf affermano che le truppe hanno ucciso diversi agenti terroristici, localizzato tunnel e sequestrato armi. Tel Sultan è uno dei quattro battaglioni di Hamas della Brigata Rafah.

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