Mentre il Congresso degli Stati Uniti sta conducendo un’inchiesta sulla pandemia di COVID-19 con la testimonianza del dottor Anthony Fauci, una scienziata canadese avanza una teoria sul New York Times: il virus potrebbe essere sfuggito da un laboratorio. Alina Chan, biologa molecolare presso il Broad Institute del MIT e Harvard, è coautrice del libro “Viral: The Search for the Origin of COVID-19”. Nel suo articolo sul Sunday’s Times, Chan spiega perché ritiene che la pandemia abbia avuto origine in un laboratorio.
La teoria di Alina Chan
La sua opinione, che è minoritaria tra gli scienziati, contrasta con la teoria predominante che il COVID-19 sia passato dagli animali agli esseri umani. Chan sottolinea che il virus è emerso a Wuhan, sede di un importante laboratorio di ricerca sui virus simili alla SARS. L’Istituto di virologia di Wuhan ha raccolto pipistrelli per oltre un decennio. Chan menziona che nel 2018 è stata proposta una sovvenzione per creare un virus con caratteristiche simili al SARS-CoV-2, e che il virus pandemico ha acquisito queste caratteristiche poco prima dell’epidemia. Chan sostiene che il laboratorio di Wuhan non era adeguatamente attrezzato per contenere un virus così contagioso, operando a livelli di biosicurezza insufficienti. Chan mette in dubbio anche l’idea che il COVID-19 provenga dal mercato del pesce di Huanan, affermando che l’ipotesi non è supportata da prove concrete. Evidenzia che le autorità cinesi hanno ostacolato le indagini iniziali, e mancano prove determinanti che il virus sia nato dal commercio di fauna selvatica nonostante le intense ricerche. Chan conclude che i finanziamenti federali statunitensi hanno contribuito alla ricerca sui virus simili alla SARS all’istituto di Wuhan e che è necessaria un’indagine approfondita per prevenire future pandemie.