Più di un bambino su sette, nella fascia d’età di 0-3 anni (pari al 14,7% a fronte del 9,7% della popolazione complessiva) vive al di sotto di uno standard minimo considerato dignitoso. È quanto emerge dall’indagine nazionale su un campione rappresentativo di famiglie assistite dalla rete Caritas di 115 diocesi, condotta in collaborazione con Save the Children. Lo studio, che ha lo scopo di comprendere meglio le condizioni di vita dei nuclei famigliari con minori in stato di povertà, si svolge all’interno di una ricerca più ampia ”Domani (Im)possibili. Indagine nazionale su povertà minorile e aspirazioni”, presentata ieri nel corso dell’apertura della biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Save the Children, ”Impossibile 2024 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora”.
Famiglie con minori in povertà
Tra le difficoltà messe in evidenza, il 58,5% degli assistiti indica l’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini, abiti per bambini (52,3%) o alimenti per neonati come il latte in polvere (40,8%). Il 47,1% afferma di non avere tempo per sé, il 38,2% si trova costretto a rinunciare ad attività ricreative per i propri figli, come ad esempio festeggiare il compleanno. Il 40,3% indica le visite specialistiche pediatriche private e l’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati, specie se in presenza di disabilità o disturbi del linguaggio (38,3%). Quasi una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra di libera scelta: un dato che ricorda la scarsità dei pediatri nel nostro Paese e la necessità di garantire l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale a tutti i minori, come previsto dalla legge. Pesano inoltre l’acquisto di giocattoli (37,2%), il pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6%). Solo il 25,5% dei genitori intervistati dichiara di avere iscritto i propri figli al nido; chi ha deciso di non iscriverli dichiara che è a causa della retta troppo alta (27,4%); e in questi casi se ne occupa la mamma disoccupata o inoccupata (69,4%). Difficoltà anche riguardo ai servizi di baby-sitting (32,4%): il 53,3% degli uomini e al 69,5% per le donne dichiara di essere stato costretto a rinunciare a opportunità formative e di lavoro, non potendo lasciare il/i figlio/i a nessuno. Ricorre poi il tema sanitario (33,8%), sentito anch’esso in particolare dalle donne, con il 35,4% che dichiara di dover rinunciare a prendersi cura della propria salute.
Unire le esperienze
“La collaborazione con SAVE the Children – spiega don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – è un’occasione propizia per mettere in comune ognuno la sua esperienza nell’ottica della promozione dei diritti dei bambini e del bene delle famiglie. È importante conoscere la realtà in modo appropriato, in modo da poter sviluppare, assieme alle istituzioni e alle comunità di riferimento, azioni volte a sostenere e incoraggiare i genitori di figli piccoli soprattutto, ma non solo, nei primi anni dei bambini, che sono determinanti per la loro vita futura”.