Le Banche Popolari ed in genere tutte le cosiddette banche di prossimità o, come si suole chiamarle di comunità, incarnano alcuni principi che rappresentano i pilastri della Dottrina Sociale Cattolica:
1) La centralità delle persona con l’espressione del voto capitario che da la prevalenza al socio piuttosto che al capitale.
2) La vicinanza alle famiglie ed alle piccole e medie imprese.
3) Il radicamento sul territorio con la difesa delle radici culturali, delle identità locali e con l’identificazione di reciproci interessi.
4) Il valore etico del risparmio, che non è considerato una mercé qualsiasi.
5) La partecipazione dei soci e spesso degli stessi clienti alle scelte gestionali dei singoli istituti.
6) La garanzia che venga assicurato il circolo virtuoso tra lavoro, risparmio, credito ed investimenti e poi ancora lavoro e così via con il reinvestimento sul territorio del risparmio raccolto localmente.
7) Il principio di sussidiarietà.
E cosi potrei continuare…
Leggendo e studiando la recente ricerca, promossa dall’Associazione Nazionale tra le Banche Popolari: “Banca locale e territorio. Evoluzione dei rapporti con le imprese e le famiglie”,edito da Edicred, con la prefazione di Vito Antonio Primiceri, Presidente del sodalizio, l’introduzione di Giuseppe De Lucia Lumeno suo Segretario Generale e la postfazione del Prof. Luigi Ferri, mi sono posto la domanda se questi valori continuassero ad essere declinati, vissuti in questo segmento del mondo del credito italiano. E ne ho avuto immediatamente una risposta positiva, pur in presenza di uno scenario complessivo non edificante, di forze politiche non benevoli, anzi contrarie (cfr. la legge Renzi che ha obbligato le grandi Banche Popolari a trasformarsi in S.p.a., distruggendone la specificità) e di processi inevitabili di innovazione tecnologica e di integrazione territoriale.
Il primo di questi fattori negativi, che è anche la conseguenza di questi scenari, è la cosiddetta desertificazione bancaria che fotografa la scomparsa delle vecchie filiali in molti comuni italiani.
Infatti gli sportelli bancari nel 2023 sono 20.2019, sono 826 in meno rispetto al 2022, nel 2008 erano 34139. Quindi in 15 anni sono stati chiusi oltre 14 mila sportelli. Oggi il 42% dei comuni italiani non ha sportelli bancari, nel 2015 erano il 28,16%. Questo significa che un quarto del territorio nazionale è stato abbandonato dalle banche. Precedentemente la crescita era stata sempre costante. Si era partiti da 15447 sportelli nel 1988, che erano diventati 26255 del 1998 e 34139 del 2008. L’introduzione del TUB (testo unico bancario) nel 1994 con la liberalizzazione ha accelerato la concorrenza e l’entrata nella composizione societaria di azionisti prettamente finanziari ha accentuato il fenomeno al fine di incrementare al massimo i profitti. Dal 1999 al 2022 la quota controllata dei primi cinque gruppi italiani sul totale ha superato il 50% del mercato domestico (+24,9%). In Francia siamo al 46,4% e in Germania al 35%. E più il sistema si è concentrato, più è diminuita la presenza delle banche sul territorio e più le fusioni e gli accorpamenti hanno ridotto ulteriormente l’offerta di credito.
Ci sono attualmente 3300 comuni italiani senza filiali (134 si sono desertificati solo nell’ultimo anno). Nel 2023 hanno chiuso 826 sportelli. In pratica 4 milioni di italiani non possono accedere ai servizi bancari nel proprio comune di residenza. Oltre 6 milioni gli italiani vivono in Comuni dove è rimasto un solo sportello (il 24%).
Con questo fenomeno vengono meno luoghi di socializzazione, soprattutto per la popolazione anziana, per i più fragili, per i meno acculturati, per i più giovani.
La chiusura degli sportelli vuol dire anche riduzione del personale. Nel 2023 c’è stato un calo di 2mila dipendenti rispetto al 2022.
Le stime dicono che nel 2024 si scenderà sotto i 20mila sportelli per tutto il sistema. Ma questo trend non si è verificato nel settore delle Banche Popolari. Se si esamina infatti il periodo che va dal 2008 al 2023, quindici anni cioè, si vedrà che pur in presenza di espansione ed accorpamenti, esse non solo non si sono snaturate, ma hanno incrementato il numero delle dipendenze con un aumento del 22%, contro un crollo del 40% dell’intero sistema.
Le Popolari vanno dunque in controtendenza. La diffusione delle dipendenze avviene oltretutto in maniera mirata, in aree dove prevalgono le PMI, evitando i grandi centri urbani. Anche le Popolari più grandi si allargano verso aree produttive delle PMI piuttosto che verso i grandi centri, soprattutto nel Mezzogiorno.
Anche la quota di mercato aumenta dunque ed in particolare nelle aree di origine dell’istituto stesso.
Quello che è importante è che anche le Banche di maggiori dimensioni hanno mantenuto la caratteristica di “banca localistica”.
Altri raffronti della ricerca sono fatti tra le Banche Popolari e le 10 maggiori banche S.p.a.
Vengono prese in esame aree identificate con criteri economico-sociale non è di tipo amministrativo.
E’ il cosiddetto “Sistema locale del Lavoro” (SLL), con il quale vengono individuati 11 Sistemi Produttivi, tra cui:
1) i Diversificati;
2) gli Urbani;
3) i Turistici;
4) quelli in ritardo di sviluppo
In sintesi:
1) i gruppi bancari facenti capo alle Popolari “maggiori” hanno visto aumentare la propria quota di mercato, con una variazione della rischiosità inferiore a quella del sistema;
2) le Banche Popolari intermedie hanno esaltato il proprio peculiare rapporto con il territorio, hanno anch’esse aumentato la quota di mercato e mostrato un andamento dell’efficienza allocativa sostanzialmente in linea con quello dei volumi intermediati;
3) le banche minori della Categoria hanno mostrato un vigoroso aumento delle quote di mercato nelle aree servite anche se la loro attività, probabilmente in relazione alla rapida espansione, ha portato ad una minore concentrazione nelle aree di riferimento.
Le Popolari si allargano territorialmente anche perché si “ritirano” gli altri istituti rendendo la Banca Popolare l’unico riferimento creditizio.
Il consolidamento delle relazioni con il territorio è stato certamente uno dei fattori si successo delle Banche Popolari, indipendentemente dalla loro dimensione.
La crisi del 2008, la Pandemia e le guerre hanno confermato tutte le caratteristiche che vedono questo segmento del settore creditizio sempre a sostegno delle PMI e delle famiglie.