sabato, 22 Giugno, 2024
Economia

La polemica sul Redditometro che verrà

La reintroduzione del Redditometro da parte del Governo Meloni, avvenuta pochi giorni prima delle elezioni europee, ha suscitato notevoli polemiche e ancor più tensioni, non solamente fra maggioranza e opposizione, ma persino all’interno della stessa compagine di governo.

Questo strumento – a suo tempo ritenuto essenziale per combattere l’evasione fiscale – sembra aver ricreato un clima di incertezza e preoccupazione tra i nostri concittadini, almeno fino al momento in cui il Decreto delegato che lo aveva introdotto è stato sospeso ad iniziativa dello stesso Presidente del Consiglio, lasciando i contribuenti nell’incertezza su ciò che potrebbe accadere dopo le elezioni.

Il Redditometro – inteso quale strumento di accertamento sintetico, che consente all’Agenzia delle Entrate di confrontare le spese di un contribuente con i redditi dichiarati, individuando eventuali discrepanze significative, che potrebbero essere indice di evasione – ha avuto una storia lunga e travagliata ed è stato – più volte – prima introdotto, poi soppresso e infine nuovamente resuscitato per periodi più o meno brevi.

Quest’ultima sua reintroduzione, a ridosso delle elezioni europee, è sembrata apparire come una mossa politicamente finalizzata a mostrare impegno concreto nella lotta all’evasione fiscale; tuttavia il momento della sua reintroduzione ha contribuito piuttosto a sollevare dubbi sulla reale motivazione di una simile scelta ed è servito anche a rimarcare la differenza fra il partito del Presidente del Consiglio e gli altri partiti che compongono l’attuale maggioranza politica.

Purtroppo però anche la decisione di sospenderne la reintroduzione, senza però definitivamente cancellarlo, ha provocato ulteriori, contrastanti reazioni all’interno della coalizione di centrodestra, ove alcuni leader vedono ancora nel Redditometro un mezzo efficace per garantire finalmente un minimo di giustizia fiscale, mentre altri lo hanno criticato per il rischio di acuire le tensioni fra Agenzia delle Entrate e contribuenti è questo anche a prescindere dal potenziale impatto negativo sulla fiducia dei cittadini nei confronti del Governo.

La successiva sospensione del Decreto sembra aver dunque aggravato i conflitti fra le forze politiche, lasciando i contribuenti e gli operatori economici nell’incertezza di ciò che potrebbe accadere in un più o meno prossimo futuro: occorrerà dunque risolvere il più velocemente possibile la questione Redditometro sì/Redditometro no.

Di fronte a questo dilemma, una possibile soluzione potrebbe essere la reintroduzione del Redditometro, limitandola però nei confronti dei soli, cosiddetti “evasori totali”: costoro sono persone fisiche o giuridiche che risultano completamente sconosciute al Fisco, per non aver presentano alcuna Dichiarazione dei redditi, nonostante un tenore di vita che le vede costantemente impegnate a governare costosi natanti o non meno costose autovetture.

Concentrarsi esclusivamente su queste ultime potrebbe rappresentare un compromesso efficace, riducendo l’impatto negativo sulla maggioranza dei cittadini e annullando, innanzitutto, il rischio per ciascuno di noi di doversi difendere da ingiuste contestazioni, ove siano stati dichiarati correttamente i redditi di ciascuno; contestualmente, verrebbe consentito all’Agenzia delle Entrate di concentrare le proprie risorse su casi di evasione già di per sé evidenti, aumentando l’efficacia delle verifiche compiute ai fini del recupero di imposte dirette e indirette.

La scelta di una tale soluzione richiederebbe però un sistema di monitoraggio efficace per identificare gli evasori totali, basandolo su una migliore elaborazione dei dati all’uopo raccolti e sulla collaborazione tra le diverse figure soggettive pubbliche in possesso degli elementi necessari per effettuare gli incroci fra situazioni patrimoniali non dichiarate e tenore di vita mostrato.

La reintroduzione del Redditometro, sebbene controversa, potrebbe così rappresentare uno strumento effettivamente utile nella lotta all’evasione fiscale.

Concentrarsi sugli evasori totali potrebbe così offrire un compromesso accettabile, riducendo l’impatto negativo sui contribuenti onesti e migliorando finalmente l’efficacia delle politiche fiscali.

Il Governo Meloni ha quindi l’opportunità di far rientrare ogni polemica, dimostrando che la giustizia fiscale può essere perseguita senza ulteriormente compromettere la fiducia dei cittadini nell’Agenzia delle Entrate e la stabilità economica del Paese in cui ci è un dato di vivere.

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