Tra i bunker antiatomici in Italia il più grande è il ‘West Star’ (Stella d’Occidente) ad Affi nel veronese, realizzato negli anni Sessanta a servizio della Nato durante la Guerra Fredda. Scavato nella roccia del Monte Moscal, con i suoi 13.000 metri quadrati di estensione, il bunker più grande d’Italia era in grado di ospitare, in caso di guerra, circa 500 persone tra civili e militari, permettendo la loro sopravvivenza per almeno 3 mesi. Ora, dismesso da diversi anni, l’ex base Nato situata nel Comune di Affi è al centro di un progetto di recupero. Oggi, valutato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, West Star punta a diventare una nuova attrazione culturale e turistica.
La struttura presentava caratteristiche eccezionali come la capacità di resistere ad un ordigno atomico della potenza di 100 kiloton, ovvero quasi 7 volte più potente della bomba di Hiroshima. Esso si sviluppa su tre differenti livelli: piano terra, primo piano ed un piano inferiore dove esistono dei cunicoli ad altezza uomo per far passare i cavi, le strutture e gli impianti. I due livelli principali avevano una forma a otto. All’epoca ogni sezione di questa cittadella era suddivisa per ‘classi di sicurezza’, dove chi godeva di una classe bassa non era autorizzato ad entrare in una classe superiore. Ad ogni passaggio si trovavano due porte blindate. Inoltre, era sempre attivo un sistema di ventilazione forzata in sovrappressione in modo tale che la pressione atmosferica all’interno della struttura risultasse leggermente superiore a quella esterna. All’interno della struttura, che permetteva di accogliere centinaia di persone per un periodo lungo, erano presenti 4 vasche capaci di contenere 120.000 litri di riserva d’acqua.
Proprietà demaniale al Comune di Affi
Fino al 1999 il sito rimase sotto la responsabilità del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa di Verona (ordine militare della Nato a direzione italiana). In seguito passò al CAIS (Comando alleato interforze sud), sempre a Verona, fino allo scioglimento del comando, il 1º luglio 2004. Da allora il sito venne affidato al JFCNP (Allied Joint Force Command Naples) e la sua manutenzione fu affidata allo SDNEI di Verona (Support Detachment North East Italy). L’ultima esercitazione che avvenne in questa base fu quella del novembre 2004. A causa delle mutate esigenze operative, dismesso dalla Nato nel corso del 2007, fino al 2018 venne gestito dal V Reparto Infrastrutture della Difesa italiana con sede a Padova. Nel marzo 2018 la proprietà demaniale è passata al Comune di Affi, che oggi intende farne un museo focalizzato sulla Guerra Fredda.
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
Già nel febbraio 2010 la giunta della Regione Veneto aveva stanziato 300.000 euro, per “la valorizzazione turistica culturale del rifugio anti-atomico denominato West Star di Affi”. Grazie al supporto tecnico fornito dall’Università di Firenze, il bunker sito ad Affi ora prenderà nuovamente vita. La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza ha comunicato ufficialmente al Comune di Affi l’avvio del procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale della West Star. “Si tratta di un’operazione molto complessa, perché il sito è unico nel suo genere e irripetibile anche dal punto di vista tecnico costruttivo, dei materiali, degli impianti, di tutte le strutture che ne fanno parte” spiega il Soprintendente Marco Cofani.
Stimati più di 100mila visitatori all’anno
Il Soprintendente ha evidenziato come la ricerca svolta dall’Università di Firenze è stata fondamentale poiché “si è trattato di un lavoro minuzioso, molto approfondito, che ha riguardato l’architettura ma anche tutti gli oggetti che fanno parte del bunker e che vengono riconosciuti nel vincolo come testimonianza di civiltà e di memoria”. I sopralluoghi sul campo hanno permesso ai ricercatori di mappare per la prima volta un manufatto di cui ancora si sapeva molto poco, recuperando e digitalizzando documenti e raccogliendo testimonianze che saranno preziose per la realizzazione del museo, che avrà vocazione turistica, ma anche una spiccata finalità didattica, per il suo valore sociale, oltreché storico e architettonico. Il team progettuale stima che il museo potrà attrarre più di 100mila visitatori all’anno.