domenica, 15 Dicembre, 2024
Società

Covid-19, scontro tra genitori e paritarie sulle rette

La sospensione per l’emergenza sanitaria da Covid-19 delle attività didattiche delle scuole paritarie e delle strutture che gestiscono servizi educativi sta producendo polemiche e malumori.

Non ci riferiamo ai servizi a distanza ed ripensamento delle modalità didattiche che hanno consentito a docenti e educatori di proseguire i programmi pur rispettando le decisioni adottate dalle autorità a tutela della salute dei cittadini.

Il motivo, in effetti, è ben altro: il pagamento delle rette scolastiche. Non sono pochi quelli che sostengono che nulla sia dovuto alle strutture.

Di diverso avviso le associazioni di categoria Fidae ed Agidae. In campo anche Confcooperative che prova a stemperare i conflitti tra le famiglie degli utenti ed i gestori delle strutture scolastiche, sostenendo la funzione educativa della comunità scolastica.

Secondo Manrico Gesummaria, vicepresidente Confcooperative Campania e referente del settore scuola in Consiglio nazionale di Confcooperative Cultura Turismo Sport “il blocco dell’attività scolastica con l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha generato fraintendimenti tra le famiglie degli alunni ed i gestori di scuole paritarie e dei servizi socio-educativi. Alcune famiglie, infatti, mettono in discussione il pagamento delle rette”. “A tal proposito – continua – è utile qualche precisazione. Le rette scolastiche sono rette annuali e coprono le spese dell’intero anno scolastico, ossia 12 mesi per la gestione e ben 14 mesi per i costi del personale. Per prassi le scuole sono solite frazionare, con rate mensili, bimestrali, trimestrali, la retta annuale, la cui entità resta l’unica somma di riferimento per tutti i servizi educativi e amministrativi resi.

Nel momento in cui un genitore iscrive il proprio figlio, infatti, si impegna a corrispondere alla scuola l’intero importo annuo, a prescindere da eventi imponderabili o prevedibili: assenze, malattie, eventi straordinari, risultati conseguiti, ecc. Inoltre, in particolare per la scuola dell’obbligo, è stata attivata la modalità della didattica a distanza per assicurare continuità al percorso scolastico e, pertanto, la retta scolastica va regolarmente ed indiscutibilmente pagata. Per la scuola dell’infanzia, tuttavia, se il servizio didattico è stato sospeso del tutto, è congruo riconoscere alle famiglie uno sconto sulla retta, valutando responsabilmente l’impatto sugli equilibri complessivi della gestione scolastica e della sostenibilità economica”.

Ma non finisce qui: “Per nidi e sezioni primavera, l’Inps ha confermato il rimborso riconosciuto alle famiglie attraverso il “bonus nido” anche nel periodo di sospensione del servizio. Non va sottaciuto che la retta scolastica esula da un mero discorso utilitaristico: essa ricomprende l’esperienza formativa ed educativa di un intero anno scolastico, perché la scuola opera, cresce, progetta, anche quando gli alunni sono assenti”.

“Il dialogo e il senso di responsabilità sono fondamentali in questo momento. Siamo certi – conclude Gesummaria – che le famiglie sosterranno il valore della comunità educante che accoglie i loro figli e li guida anche da remoto. I gestori, invece, hanno il compito di salvaguardare gli equilibri economici della scuola e di comprendere le richieste delle famiglie, stabilendo modi e tempi idonei a tutelare i diritti e gli interessi di tutti”.

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