Pace e dialogo i temi al centro della visita di Papa Francesco in quel di Verona. Una giornata che è iniziata presto, ieri mattina, all’antistadio del Bentegodi, dove il pontefice è stato accolto dal monsignor Domenico Pompili, dal governatore del Veneto, Luca Zaia, dal sindaco Damiano Tommasi, dal prefetto Demetrio Martino e dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Da qui, il trasferimento in auto verso la Basilica di San Zeno, prima tappa.
“Il male non diventi normale”
Bergoglio ha fatto il suo ingresso nella Basilica di San Zeno alle 8.30, dove ha incontrato sacerdoti e consacrati. Migliaia di palloncini colorati hanno riempito l’aria mentre bambini e ragazzi si preparavano per l’incontro delle 10. La basilica, gremita di fedeli, ha accolto il Pontefice con applausi e quindi con un profondo silenzio di raccoglimento. “Avete pazienza? Sono otto pagine”, l’introduzione scherzosa con il quale il Santo Padre ha rotto il ghiaccio. “Noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell’odio e della morte. Oggi c’è tanto odio nel mondo”.
“Il rischio è quello che il male diventi ‘normale’, che ci facciamo l’abitudine – le parole del Papa -. Nell’inferno può avvenire, qui no. Così diventiamo complici”. Un messaggio anche per i veronesi, prendendo in prestito le parole di San Zeno, prima di incontrare bambini e ragazzi riuniti in piazza prima del saluto finale.
“Individualismo è radice di dittature”
L’evento centrale della giornata quindi si è svolto all’Arena di Verona, dove il Papa ha presieduto l’incontro “Arena di Pace – Giustizia e Pace si baceranno”, presentato da Amadeus. Circa 12.500 persone hanno assistito all’incontro, tra cui personalità internazionali e attivisti per la pace come don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli: “Oggi il premio Nobel che possiamo dare a tanti di noi è del Ponzio Pilato: maestri del lavarsi le mani”, le parole a braccio di Bergoglio.
“L’individualismo rischia sempre di far sparire la dimensione della comunità. Dove c’è individualismo forte sparisce la comunità, questo forse è la radice delle dittature”, ha aggiunto. Poi una denuncia: “Tante volte la società nasconde gli anziani. Loro sono la saggezza, difendiamoli. Lo stesso vale per i bambini, dobbiamo stare al loro fianco e rispettarli per pone fine a ogni guerra. Le azioni che in alcuni Paesi rendono più reddito sono le fabbriche di armi”. Un momento toccante è stato quindi l’abbraccio tra un imprenditore israeliano e uno palestinese. “A che serve la guerra?”, ha domandato retoricamente il Papa.
La visita al carcere di Montorio e la messa al Bentegodi
Nel pomeriggio doppio impegno a chiudere la giornata: Papa Francesco si è recato prima alla Casa Circondariale di Montorio, dove ha pranzato con i detenuti. Accolto dalla direttrice Francesca Gioieni e dal capo della polizia penitenziaria Mario Piramide, il Pontefice ha parlato del dolore dei suicidi in carcere, esortando i detenuti a non cedere alla disperazione e a guardare alla porta della speranza.
Conclusione di giornata infine al Bentegodi, gremito da circa 30mila fedeli sin dalle 11 del mattino. Il messaggio di pace, dialogo e amore ha risuonato forte in una città che, come ha dichiarato il sindaco Tommasi, è “orgogliosa di essere uno spazio di incontro e responsabilità”. “In piedi, costruttori di pace”, l’esortazione del pontefice, che ha lasciato Verona con un messaggio di speranza per il futuro.