Un quadro che riassume ancora incertezza e timore quello delineato dal rapporto Istat sul commercio al dettaglio di marzo 2024 rilasciato dall’istituto di statistica. Se da una parte si registra un lieve aumento delle vendite di beni alimentari, pari al +0,2% in valore e al +0,1% in volume, dall’altro si deve tener conto della diminuzione del volume di affari che riguarda i beni non alimentari, con vendite in calo dello 0,3% sia per quanto riguarda il valore che il volume. A far da banco sui timori legati agli acquisti degli italiani c’è soprattutto l’inflazione che ha eroso gran parte dei risparmi delle famiglie, la situazione di incertezza internazionale che ha fatto lievitare i prezzi e la crisi climatica che tarda a far partire la bella stagione.
Analizzando più nel dettaglio il rapporto, si può notare come le vendite al dettaglio su base annua siano salite del 2% in valore e dello 0,3% in volume. A questo si associa un aumento cospicuo dei prodotti alimentari, con un +6,4% in valore e +3,6% in volume. Male, come già visto, il settore dei prodotti non alimentari, con un calo del -1,5% in valore e -2% in volume su base annua.
Grande distribuzione organizzata
Rapportati a marzo 2023, i volumi di affari crescono solo per quanto riguarda la Grande distribuzione organizzata, che segna un +6,1%. Le aziende che, invece, agiscono su piccole superfici hanno registrato un calo delle vendite dell’1,5%. Stessa situazione per chi opera al di fuori del negozio e per il commercio elettronico: qui il calo è, rispettivamente, del 2,6% e del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nonostante un calo dell’inflazione, gli italiani sono ancora cauti sugli acquisti, visto anche il clima di incertezze, come sottolineato da Federdistribuzione. Sempre secondo l’associazione, l’effetto della Pasqua si è fatto sentire, con un lieve aumento dei consumi, ma le tensioni geopolitiche associate all’instabilità climatica che ancora non ha fatto avviare a pieno la primavera, stanno mettendo in difficoltà i commercianti, soprattutto quelli legati alla stagionalità, come i negozi di abbigliamento.
“Paese fermo al palo”
Visione ancora più negativa quella dell’Unione Italiana Consumatori. Secondo il presidente Massimiliano Dona, i dati descrivono un Paese fermo al palo, con le famiglie alle prese con la crisi inflazionistica e sostanzialmente rimaste senza risparmi. Continuando in una nota rilasciata alla stampa, Dona sottolinea come il boom del +3,6% del volume di acquisti legato alle vendite alimentari sia solo l’effetto delle festività pasquali, definendo tale dato una mera illusione ottica. Sulla stessa linea il Codacons, secondo cui l’effetto della Pasqua a marzo ha innescato le alte percentuali di acquisti di beni alimentari sia nel volume sia nel valore, con il rispettivo +3,6% e +6,4%. Per il Codacons l’emergenza legata ai consumi è tutt’altro che superata: il rincaro dei prezzi degli ultimi due anni sta avendo ancora oggi effetti tutt’altro che positivi sugli acquisti degli italiani, con vendite ancora influenzate dall’inflazione e listini prezzi che ancora non accennano a scendere nella giusta maniera.