lunedì, 18 Novembre, 2024
Attualità

Vladimir V e il “dialogo” con l’Occidente

Lo zar al Cremlino fino al 2030... e oltre

“Non rifiutiamo il dialogo con gli stati occidentali. La scelta è loro, ed è quella tra il continuare a cercare di frenare lo sviluppo della Russia, perseverando nella politica di aggressione e in una pressione sul nostro Paese che non si ferma da anni, e quella di cercare una via verso la cooperazione e la pace”. “Ripeto, un dialogo, anche su questioni di sicurezza e stabilità strategica, è possibile, ma non da una posizione di forza, senza arroganza, presunzione ed esclusività personale, ma solo ad armi pari, rispettando gli interessi reciproci”.

Così parlò lo zar Vladimir V, al potere dal 2000 con l’intenzione restarci fino al 2036.

Parole che, al di là delle abituali menzogne, stimolano una domanda: davvero c’è ancora un barlume di ragionevolezza nel leader che da due anni con l’aggressione all’Ucraina ha squassato gli equilibri internazionali, portando la guerra nel cuore dell’Europa e spingendo l’acceleratore verso la Terza guerra mondiale?

Putin sembra voler vestire i panni di chi timidamente porge con una mano una fogliolina di ulivo all’Occidente, mentre con l’altra mette a lucido le bombe nucleari tattiche.

Doppia identità? Tentativo di sollecitare i suoi simpatizzanti in Europa dislocati in alcune redazioni giornalistiche e in qualche apparato politico? Manovra per ingannare le diplomazie prefigurando trattative per le quali mancano i presupposti?

Il Presidente russo non ricorda che fino al 2022 l’Occidente era in ottimi rapporti politici e commerciali con Mosca e che aveva chiuso entrambi gli occhi davanti alle scorribande russe in Abkhazia, Ossezia, Cecenia, Siria, in gran parte dei Paesi africani. L’Occidente era stato così comprensivo verso Putin che quando lo zar scippò la Crimea all’Ucraina, la reazione fu talmente blanda da non impensierirlo per niente. Nonostante il dinamismo neo-imperialista della Russia, stati europei importanti come Germania e Italia, continuavano a fidarsi ciecamente di Mosca al punto da diventare dipendenti dalle forniture energetiche russe. Di pressione e aggressione contro Mosca neanche l’ombra! Il popolo russo mostrava di apprezzare gli stili di vita occidentali e voleva avvicinarsi sempre di più ai nostri modelli di consumo.

Chi ha cambiato le carte in tavola è stato Putin quando nel febbraio 2022 dichiarò in tv che l’Ucraina non aveva diritto di esistere e che era sua intenzione annetterla alla Russia. Poi l’invasione militare, i massacri di civili, le deportazioni di bambini ucraini per i quali la Camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti.

Con la guerra Putin ha cancellato decenni di relazioni tra Occidente e Russia. Supportato dalle blasfemie del suo sodale il patriarca Kirill, lo zar ha lanciato un’offensiva senza quartiere contro all’Occidente e i suoi valori, descrivendolo come il male supremo.

Ma ora, forse, Putin si sta rendendo conto che la sua gente è stanca di una guerra di aggressione contro un popolo fratello, che il riarmo massiccio brucia le capacità produttive di altri settori e impoverisce ulteriormente la già fragile economia russa, che la classe media e la borghesia vorrebbero tornare agli standard di vita pre-guerra, che troppi giovani sono fuggiti all’estero e altri cercano di farlo per assicurarsi un futuro che in Russia non vedono più. Se si è accorto di tutto questo, Putin fa bene a voler riaprire il dialogo con l’Occidente, che stavolta sarà meno compassionevole nei suoi confronti e non si lascerà ingannare. Lo zar dia un segnale concreto, decida di mettere fine all’aggressione all’Ucraina e di aprire una trattativa seria e rispettosa del diritto internazionale. L’orologio della storia, che lui ha rimesso indietro, può tornare a segnare il tempo in avanti. Ma dipende solo da Vladimir V. Usi la testa non le testate.

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