“La novità più interessante del Codice della crisi d’impresa è il mutamento di ruoli tra soci e amministratori, in uno scambio osmotico tra profili di responsabilità, assunzione di scelte e attuazione di procedure”. Lo ha reso noto il Antonio Garofalo, rettore dell’Università degli studi di Napoli Parthenope, in occasione del forum “La continuità aziendale tra dogma e realtà” che si è svolto a Villa Doria D’Angri.
“Il concetto innovativo introdotto dal CCII, è che la società è ‘proprietà’ esclusiva dei soci, ma solo fino a che la stessa assolva regolarmente alle obbligazioni contratte con i creditori”, ha sottolineato Roberto Bocchini, prorettore dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, organizzatore dell’evento con l’avvocato Stefania Armiero e Eduardo Savarese, giudice della sezione procedure Concorsuali del Tribunale di Napoli. “Quando, invece, è molto concreto il rischio della perdita di continuità aziendale, gli amministratori – ha aggiunto – devono preoccuparsi di proteggere anche i creditori e gli altri stakeholders, che, diversamente, in caso di processo di liquidazione giudiziale potrebbero perdere il proprio credito e vedere intaccate o addirittura azzerate le proprie pretese creditorie. La continuità aziendale può allora rappresentare un valore che deve essere preservato quale patrimonio aziendale”.
Secondo Gianluca Battaglia, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, “il ruolo degli amministratori, quali garanti della continuità aziendale, è sempre esistito nel nostro ordinamento giuridico, ma oggi, ai sensi degli articoli 120-bis e seguenti del Codice della crisi, è ‘armato’ di strumenti molto incisivi, che li rendono responsabili delle conseguenze qualora essi decidessero di non usarli. Il nuovo codice introduce concetti di natura aziendalistica rilevanti che fanno assurgere il ruolo del dottore commercialista quale ‘key man’ delle procedure complesse di restructuring”.
Il Presidente della sezione procedure concorsuali, Gianpiero Scoppa, ha evidenziato che il nuovo ‘Codice’ ha dato agli amministratori il potere esclusivo di decidere di avvalersi degli strumenti di soluzione della crisi (accordo di ristrutturazione, piano di ristrutturazione soggetto a omologazione, concordato preventivo), anche a prescindere dalla volontà dei soci, che godono della responsabilità limitata e spesso non hanno più nulla da perdere. In sostanza, finché la società è in condizioni normali, gli amministratori hanno solo la leva del capitale di debito, mentre il capitale di rischio richiede la deliberazione dei soci”.
Per Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli, “è fondamentale insistere sul concetto dell’etica nel mondo delle ristrutturazioni aziendali, concetto che deve permeare tutti gli attori del processo”.
Carmine Foresta, neo presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, ha rimarcato che è “importante implementare eventi perché rappresentano la soluzione idonea per condividere spunti di riflessione, analizzare le criticità e consentire agli strumenti del Codice della crisi una loro piena ed efficace attuazione”.