La guerra è una sconfitta. Sempre. “E purtroppo oggi gli investimenti che danno più rendimento sono le fabbriche di armi. È terribile guadagnare con la morte”. Anche in occasione nel 1° maggio la voce del Papa è riecheggiata forte dall’aula Paolo VI in Vaticano nel corso dell’udienza generale del mercoledì. In una Roma contraddistinta da un clima autunnale più che primaverile, Francesco è tornato a chiedere “la vera pace” per tutti i popoli del mondo che sono vittime della guerra, “pensiamo alla martoriata Ucraina, agli abitanti della Palestina e Israele ai Rohingya, al Myanmar cui vanno le nostre preghiere”. Confidando nel mese mariano, quello di maggio appunto, invocando la Madonna.
In merito alla catechesi, il Pontefice ha incentrato la sua riflessione sul tema della fede, “la virtù che fa il cristiano perché essere cristiani non è anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma essere cristiano è accogliere e custodire un legame: io e Dio”. Il Santo Padre ha continuato a trattare l’argomento aggiungendo che la grande nemica della fede non è l’intelligenza, nemmeno la ragione, bensì la paura: “Per questo motivo la fede è il primo dono da accogliere nella vita cristiana. Si tratta di un dono che va accolto e chiesto quotidianamente, perché si rinnovi in noi. Apparentemente è un dono da poco, eppure è quello essenziale”.
Questione di fede
A questo punto il Vescovo di Roma, davanti ai presenti, si è posto il quesito su cosa è la fede. Una domanda antica che attraversa le sfere della filosofia, della religione e della spiritualità. E il Papa ha offerto una prospettiva illuminante su questo concetto fondamentale. Citando il Catechismo della Chiesa Cattolica e la Costituzione conciliare Dei Verbum, ha detto che la fede è “l’atto con cui l’essere umano si abbandona liberamente a Dio”. Un’affermazione che chiaramente richiama alla mente il racconto biblico di Abramo, considerato il grande padre della fede. “Quando accettò di lasciare la terra dei suoi antenati per dirigersi verso la terra che Dio gli avrebbe indicato, probabilmente saràstato giudicato folle: perché lasciare il noto per l’ignoto, il certo per l’incerto? Ma Abramo parte, come se vedesse l’invisibile”. Ancora più significativo è il momento in cui la fede di Abramo lo porta a salire sul monte con suo figlio Isacco, che solo all’ultimo momento sarà risparmiato dal sacrificio. In questa fede, Abramo diventa padre di una lunga schiera di figli”. È in pratica la fede che trasforma Abramo da uomo solitario a capostipite di una grande famiglia spirituale.
Vicinanza al Kenya
Nel corso dell’udienza il Papa ha voluto trasmettere al popolo del Kenya la propria vicinanza spirituale “in questo momento in cui una grave alluvione ha tragicamente tolto la vita a molti nostri fratelli e sorelle, ferendone altri e causando una diffusa distruzione”. I morti finora a causa delle conseguenze del maltempo, che hanno colpito Nairobi e la vicina zona di Mai Mahui, sono almeno 169, mentre 91 sono i dispersi. Oltre 190 mila le persone colpite.