Alla fine uno dopo l’altro, tutti i capi partito si sono messi in lista per le elezioni europee. E’ una buona o una cattiva notizia? Di per sé sembra una buona notizia. Poiché saranno sicuramente eletti, almeno nelle occasioni principali, vedremo tutti i leader italiani presenti ai lavori del Parlamento europeo. Questo dovrebbe aumentare il prestigio e il peso del nostro Paese oltreché essere la manifestazione del grande interesse della nostra politica per l’Europa. Nel caso di Meloni, in particolare, ci sarà un problema di “doppio cappello”: “Giorgia” sarà presente in due istituzioni che dovrebbero in realtà rimanere distinte, in Parlamento, come deputata, e nel Consiglio europeo, come Capo di governo. Vedremo come risolverà questo doppio mandato.
La discesa in campo dei leader dovrebbe avere anche un’altra conseguenza: l’attenzione degli elettori verso le elezioni dovrebbe crescere e si dovrebbe ridurre il numero degli astenuti. E anche questa è una buona notizia.
Ma poi vengono le notizie che potrebbero essere meno buone.
Il rischio principale è che la campagna elettorale si svolga prevalentemente su temi di politica interna, come se fosse una prova d’appello delle elezioni del settembre 2023.
Se questo dovesse accadere, le conseguenze sarebbero doppiamente negative. Innanzitutto la tematica europea verrebbe svalutata, messa nell’ombra e i cittadini sarebbero disorientati e confusi: chiamati a votare per l’Europa non ne sentirebbero parlare se non in minima parte e dovrebbero pronunciarsi sulle politiche nazionali dei partiti. Un vero oltraggio alla democrazia.
Inoltre, il clima infuocato che si accende abitualmente intorno alle questioni di casa nostra renderà esasperato il confronto elettorale, accentuerà le linee di divisione non solo tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno di ciascuno schieramento e perfino dentro ciascun partito. Pensiamo al Pd, che vive queste elezioni come la prova del fuoco per la segretaria Schlein. Pensiamo alla Lega il cui leader da 15 anni incontrastato sembra giocarsi il tutto per tutto.
E poi, come ciliegina sulla torta non possiamo non citare le candidature di personaggi outsider dei partiti. Si tratta di figure notoriamente propense a non cercare la moderazione né nei toni né nei contenuti . Hanno una forte carica divisiva e la loro presenza, soprattutto nei talk show, par condicio a parte, servirà a far alzare il volume delle urla. Insomma lo scenario non è proprio ideale per un confronto serrato e sereno sul futuro di un’Europa che è ad un punto di svolta.