Prima l’incontro con le detenute all’interno della Casa di Reclusione Donne Venezia dove ha parlato del problema del sovraffollamento delle carceri. Poi il saluto con gli artisti alla Chiesa della Maddalena. Quindi l’abbraccio con i giovani nel Piazzale antistante la Basilica della Salute con l’invito a essere meno dipendenti dal mondo digitale per scoprire la vera vita. Infine la celebrazione della Santa Messa in piazza San Marco. Sono i quattro appuntamenti che hanno visto protagonista ieri il Papa nel corso della sua domenica a Venezia per una giornata che resterà storica per la città lagunare, definita “splendida, ma delicata, con qualche fragilità che deve essere curata”.
“Gli errori di tutti”
La visita del Pontefice è iniziata al carcere femminile della Giudecca, accolto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e da circa 80 detenute che hanno voluto condividere con Bergoglio le loro esperienze di dolore e difficoltà, ma anche di speranza e riscatto. Ed è stato in questo momento che Francesco ha offerto loro di conforto e incoraggiamento: “Tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche”, le parole del Santo Padre, “tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita”. Il Vescovo di Roma ha quindi voluto toccare un tema particolarmente scottante in questo periodo, quello del sistema carcerario che in pratica non deve essere solo punitivo, ma deve offrire ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento: “Non bisogna isolare la dignità, ma dare nuove possibilità”, il monito del Papa che ha evidenziato le criticità del sistema carcerario italiano, tra cui “il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, nonché gli episodi di violenza che generano sofferenza tra i detenuti”. Il carcere, “una realtà dura”, per Francesco, può e deve diventare un luogo di rinascita morale e materiale “in cui la dignità di donne e uomini non è messa in isolamento, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia”.
“No a un profilo digitale”
Grandissima l’attesa poi per l’incontro con i giovani delle diocesi del Triveneto. Una nuova occasione, per il Pontefice, per esortarli a vivere la propria vita con consapevolezza e responsabilità: “Per Dio non siete un profilo digitale, ma figli, avete un Padre nei cieli e dunque siete figli del cielo”, le sue parole con le quali ha ribadito l’importanza di riconoscere la propria identità e dignità di figli di Dio e mettendo in guardia contro il rischio di vivere la propria fede in modo superficiale e occasionale, lasciando tutto all’improvvisazione: “Prego se mi va, vado a Messa quando ho voglia, faccio del bene se me la sento. Questo non dà risultati: occorre perseverare, giorno dopo giorno. E farlo insieme”. Bergoglio ha chiesto quindi ai giovani di non isolarsi, mettendo nel mirino coloro che stanno per conto loro con cellulare, social e videogiochi: “Andate controcorrente: prendete la vita tra le mani, mettetevi in gioco; spegnete la tv e aprite il Vangelo; lasciate il cellulare e incontrate le persone”. Perché c’è tanto da scoprire, come il senso di meraviglia e stupore di fronte alla bellezza del creato “che ci invita a essere a nostra volta creatori di bellezza, a fare qualcosa che prima non c’era. Non dimenticatelo, essere creatori di bellezza, fare qualcosa che prima non c’era. È bello. Quando sarete sposati e avrete un figlio, avrete fatto una cosa che prima non c’era. Pensate ai figli che avrete. Ragazzi, non siate professionisti del digitare compulsivo, ma creatori di novità”.
“L’importanza dell’arte”
Nel corso della giornata veneziana, il Santo Padre ha incontra gli artisti della Biennale d’Arte presentati dal Cardinale José Tolentino de Mendonca nella chiesa della Maddalena, ovvero la cappella del Carcere nell’Isola della Giudecca: “Vi confesso che accanto a voi non mi sento un estraneo: mi sento a casa. E penso che in realtà questo valga per ogni essere umano, perché, a tutti gli effetti, l’arte riveste lo statuto di ‘città rifugio’, un’entità che disobbedisce al regime di violenza e discriminazione per creare forme di appartenenza umana capaci di riconoscere, includere, proteggere, abbracciare tutti. Tutti, a cominciare dagli ultimi”. “Il mondo ha bisogno di artisti”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di dare voce e spazio alle donne nell’ambito artistico, riconoscendo il loro talento e la loro creatività come risorse fondamentali per la costruzione di un mondo più giusto e inclusivo.