«Aiutateci a superare lo spirito funesto delle discordie. Si devono lasciar cadere i risentimenti e l’odio; si deve perdonare». Con queste parole, Alcide De Gasperi si rivolgeva ai partigiani subito dopo la guerra di liberazione. Lo ricordò in un articolo sull’Avvenire nel 2009, la figlia Maria Romana. Ma lo stesso De Gasperi, che volle istituire nel 1946 la festa del 25 aprile, rimase incrollabile nella sua ostilità al fascismo e definì nel 1944 l’antifascismo una “pregiudiziale ricostruttiva” specificando: “l’antifascismo a cui dobbiamo ancora tenere non è quello impastato di rappresaglie, di bandi e di esclusioni ma è il criterio che ci serve a identificare, misurare e giudicare gli stessi antifascisti e non fascisti”
È questo l’unico spirito serio con cui il 25 aprile andrebbe festeggiato da tutti gli italiani, da tutti i partiti, con la memoria per la tragedia che ha diviso il popolo italiano e la volontà di guardare avanti uniti nella difesa della libertà, della democrazia, del rispetto reciproco.
Purtroppo, anche quest’anno dobbiamo registrare un acuirsi delle tensioni, il dilagare di una volontà divisiva che punta ad allargare più che a ridurre i residui solchi che ancora persistono, in realtà più tra gli ignoranti e meno tra coloro che hanno memoria storica.
Eppure ai vertici dei partiti abbiamo leader che appartengono a generazioni che non solo non hanno vissuto sulla loro pelle quelle tragedie ma sono nate e cresciute respirando l’aria della libertà e della democrazia che il 25 Aprile ha simbolicamente riportato in Italia.
Dopo la liberazione dal nazifascismo libertà e democrazia sono diventate patrimonio di tutti: di coloro che lottarono per riconquistarli e anche di coloro che ,sbagliando, continuavano a essere fedeli a Mussolini che era stato sconfessato e defenestrato dagli stessi suoi gerarchi fascisti. Dopo quasi 80 anni nessuno può arrogarsi il diritto di monopolio di libertà e democrazia e a nessuno può essere consentito di attentare ad essi. Per questo è assurdo che ogni anno il 25 Aprile invece di “aiutarci a superare lo spirito funesto delle discordie” diventa occasione di polemiche politiche che rinfocolano proprio quello spirito che De Gasperi voleva fosse superato.
Occorre uno sforzo morale, culturale e politico che aiuti tutti a non rinfocolare antichi e malcelati odi e punti a costruire un sentire comune sempre più forte. Democrazia e libertà sono messe a dura prova dai totalitarismi aggressivi che, come sta succedendo in Ucraina, aggrediscono popoli sovrani. Le conquiste fatte il 25 Aprile sono minacciate anche da una disaffezione verso la politica alimentata dagli errori dei partiti, dall’uso distorto e manipolato dei social e dal dilagare dell’ignoranza della storia recente del nostro Paese. Facciamo appello a tutti: non enfatizziamo quel poco che ancora potrebbe dividere , battiamoci per difendere ciò che ci unisce, anche se con sfumature diverse. La posta in gioco è il futuro della libertà e della democrazia non la conquista di un titolo di giornale o di qualche percentuale in più ad una delle tante elezioni.