Il voto del Congresso, che ha sbloccato 95 miliardi per Ucraina, Israele e Taiwan, è un segnale di forza degli Stati Uniti e del Presidente Biden. È la dimostrazione che se davvero si vuole un’America great again bisogna impegnarsi perché gli Usa non si ripieghino su se stessi ma tornino protagonisti sulla scena mondiale, aiutando anche militarmente i Paesi amici.
Il coraggio di Johnson e il ruolo dell’intelligence
È encomiabile Il coraggio dimostrato da Mike Johnson, speaker repubblicano della Camera dei Rappresentanti, che ha sfidato i trumpiani e, dopo 4 mesi di blocco, ha raggiunto l’intesa bipartisan sul pacchetto voluto da Biden. Johnson ha cambiato idea, a quanto pare, dopo una serie di incontri nella Sala ovale della Casa Bianca durante i quali ha ricevuto informazioni molto riservate dai vertici dell’intelligence che evidentemente gli hanno fatto capire l’importanza storica e strategica di questi aiuti e i gravi rischi che sarebbero derivati dalla loro mancata approvazione per la sicurezza nazionale. Altri deputati trumpiani avrebbero fatto bene a seguire l’esempio di Johnson e a tenere in maggior considerazione il lavoro dell’intelligence evitando di ripetere gli errori commessi dall’ex presidente.
Un successo personale di Biden
Biden ha messo a segno un ottimo risultato personale, che potrebbe pesare nella campagna presidenziale. Ma la portata del voto ha anche un impatto i simbolico. È un messaggio chiaro a Russia, Cina, Iran e Corea del Nord: gli Stati Uniti non abbandonano i loro amici al loro destino.
Ora però l’ impegno va portato fino in fondo. Le reazioni scomposte del Cremlino fanno capire che Putin non si aspettava questa decisione che pone molte ipoteche sulla controffensiva russa finora aiutata dall’indebolimento del sostegno militare a Kiyv. È un chiaro doppio monito alla Cina che sottobanco aiuta militarmente la Russia e spera che Washington le lasci campo libero nelle provocazioni contro Taiwan.
America ed Europa destini incrociati
Gli Usa e gli altri Paesi della Nato devono serrare le fila e non fermarsi a metà strada: più è massiccio e tempestivo l’aiuto all’Ucraina , senza se e senza ma, più Putin&co capiscono che stavolta si fa sul serio e che la via del negoziato è per Mosca l’unica via di uscita possibile da questa disastrosa aggressione. Se anche tra i seguaci di Trump qualcuno finalmente capisce che una sconfitta di Kyiv mette a rischio la sicurezza nazionale americana forse è la volta buona per un “risveglio” sia dell’America che dell’Europa: sono tornate sulla stessa barca , come non succedeva da tempo. Insieme si salvano o insieme naufragano.