lunedì, 16 Dicembre, 2024
Società

Festival Sabir 2024, l’evento delle culture mediterranee

Da oggi fino a sabato 20 aprile 2024 si apre ufficialmente a Prato la decima edizione del “Festival Sabir”, evento diffuso e spazio di riflessione sulle culture mediterranee nei luoghi simbolo dell’Europa. Il Festival nasce un anno dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013 per “dare voce a quel Mediterraneo che non vuole arrendersi alle morti di frontiera e alla criminalizzazione delle persone in movimento e della solidarietà”. Sabir, la lingua franca mediterranea ‘di servizio’, parlata in tutti i porti del Mar Mediterraneo tra il XI secolo e tutto il XIX secolo, richiama la necessità di ricostruire un linguaggio comune, a partire dalla società civile. Quest’anno, in occasione del decimo anniversario, il Festival Sabir raddoppia l’appuntamento: dopo la tre giorni a Prato, dal 18 al 20 aprile, il Festival si terrà anche a Roma dal 10 al 12 ottobre 2024. Festival Sabir è promosso da ARCI insieme a Caritas Italiana, ACLI e CGIL, con la collaborazione di ASGI e Carta di Roma.

Uno spazio per affermare ‘la necessità di un cessate il fuoco’

L’apertura del Festival Sabir 2024 è a Prato. La giornata si focalizzerà in prevalenza sulle questioni nazionali, sul tema del lavoro e della cittadinanza, sulle prospettive delle politiche di ingresso e soggiorno, ma anche di detenzione e trattenimento, delle persone di origine straniera nel nostro Paese. L’edizione di Roma allargherà lo sguardo al quadro europeo e internazionale e vedrà la presenza di tante reti e movimenti che in questi anni hanno attraversato il Festival e lo hanno reso un appuntamento di grande rilievo per la società civile europea e del Mediterraneo. “In uno scenario di conflitti crescenti in Europa e nel mondo – si apprende nel lancio dell’evento – abbiamo il dovere di ribadire che l’unica soluzione è rispondere alla guerra con la politica e risolvere i conflitti con il diritto internazionale. Quest’anno, più che mai, Sabir sarà uno spazio per affermare la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, in Ucraina, in tutto il mondo”.

Perché nella città di Prato

Prato è una città dell’area metropolitana Firenze – Prato – Pistoia con una storia di immigrazione molto importante. Con una presenza di persone di origine straniera che si aggira intorno al 25% della popolazione residente (quasi 200 mila persone in totale di cui 58 mila circa cittadini di origine non italiana) e la comunità cinese più numerosa d’Italia con oltre 31 mila residenti, Prato ha rappresentato, dagli anni novanta del secolo scorso in poi, un laboratorio nel quale sperimentare nuove pratiche di inclusione e partecipazione. “La città si è trasformata e si è trasformato anche il modello economico, il mondo del lavoro”, si legge nel comunicato stampa del Festival. “Per questo – spiegano gli organizzatori – vogliamo partire dalla storia della comunità pratese, guardando al modo in cui le associazioni, i movimenti, una società civile forte e plurale e la pubblica amministrazione hanno investito energie e risorse sulla complessità, con il fine di leggere i cambiamenti del tessuto sociale e culturale della città in questi ultimi decenni”.

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