Secondo quanto riportato all’interno dello studio dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes) l’Italia si trova di fronte a un preoccupante aumento del numero di bambine, bambini e adolescenti che vivono in condizioni di povertà assoluta. Nel 2022, questa cifra ha raggiunto il 13,4%, il valore più alto registrato dal 2014. Si tratta di dati che non possono passare inosservati, poiché rivelano una situazione critica che mina il benessere e il futuro delle giovani generazioni. La povertà, oltre a privare i minori delle opportunità di crescita e formazione, compromette gravemente la loro salute e il loro accesso a servizi essenziali. Sebbene si sia registrata una diminuzione della grave deprivazione materiale e sociale, il rischio povertà nel 2022 ha ancora coinvolto il 25,4% dei minori, seppur in lieve calo rispetto all’anno precedente (26%), ma ancora al di sopra dei valori del 2019 (24,5%).
Save the Children, l’organizzazione impegnata da oltre un secolo nella protezione dei bambini e nell’assicurare loro un futuro dignitoso, sottolinea l’urgenza di intervenire per contrastare la povertà che colpisce così duramente i giovani, un’emergenza che tocca ogni aspetto della loro crescita, dall’aspetto fisico a quello educativo. La disuguaglianza nell’accesso all’istruzione è particolarmente preoccupante, poiché le disparità educative si manifestano già nei primi anni di vita.
Disparità
Secondo i dati forniti dall’Istat, sebbene la percentuale di iscritti ai nidi sia aumentata a livello nazionale, persistono forti disparità tra le regioni. Mentre il Nord e il Centro registrano valori superiori alla media nazionale, nel Mezzogiorno si osserva ancora un distacco significativo. E questa disuguaglianza nell’accesso ai servizi educativi già dalla prima infanzia accentua ulteriormente il divario educativo tra i bambini provenienti da contesti socio-economici svantaggiati e quelli più privilegiati Ma c’è anche qualche segnale positivo nel panorama educativo italiano. Il calo della dispersione scolastica a livello nazionale è un passo nella giusta direzione, anche se rimangono criticità in diverse regioni, dove la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi è ancora troppo elevata.
Un altro indicatore allarmante è rappresentato dai Neet, i giovani che non sono impegnati in percorsi di lavoro, istruzione o formazione. Sebbene a livello nazionale si registri una diminuzione percentuale di questa categoria, il numero totale di giovani che si trovano in questa condizione rimane significativo. Le disparità tra regioni sono ancora evidenti, evidenziando la necessità di interventi mirati per aiutare i giovani a uscire da situazioni di marginalità.